Ignazio Messina: “I nostri timori per la Riforma”

Ignazio Messina
GENOVA – “Come imprenditori sapevamo che potevamo aspettarci questo voto del “no” al referendum; e lo temevamo per le sue conseguenze essendo, in questa fase, a cavallo di una riforma dei porti che si basa anche sull’accentramento di certe funzioni a Roma e sul togliere la materia concorrente che le Regioni hanno con lo Stato centrale. E soprattutto lo temevamo perché la nomina dei nuovi presidenti delle Autorità di sistema portuale è ancora a metà percorso”. Così Ignazio Messina, che abbiamo intervistato a caldo proprio due giorni dopo i risultati del referendum, quando ancora non era ben chiaro il percorso del governo imposto dal Presidente della Repubblica.
[hidepost]“Non sappiamo bene quello che potrà accadere – ci ha detto preoccupato Messina – proprio perché la legge di riforma portuale ha creato tutta una nuova governance; e bisognerà adesso capire quali decisioni prenderanno le istituzioni. Nell’immediato credo che l’aspetto più negativo sia il permanere in carica dei commissari – certamente non perché quelli attuali non stiano facendo un buon lavoro – perché devono, per obbligo, non sconfinare da una gestione ordinaria. A Genova ad esempio, nonostante il lavoro eccellente dell’ammiraglio Pettorino, abbiamo vissuto un anno di “precarietà”.
Esiste dunque la preoccupazione che i porti italiani, e l’economia che intorno ad essi si muove, possano in qualche maniera averne detrimento, avvantaggiando gli scali concorrenti, soprattutto quelli del Nord Europa.
“In questa visione a caldo – ha detto ancora il dottor Messina – mentre stiamo ancora ragionando oggi su quello che accadrà domani, non sappiamo ancora cosa avverrà nel governo. La legge di Riforma portuale è comunque passata, e qualcuno – vedremo chi – dovrà nominare i presidenti delle Autorità di sistema che ancora mancano. Era stato fatto il nome del ministro Delrio come possibile sostituto di Renzi e naturalmente in questo caso, essendo egli dentro la materia, tutto sarebbe stato più semplice. Se così non dovesse avvenire credo che le prossime nomine sarebbero complicate. Già si nota come qualche amministrazione e qualche istituzione – ad esempio La Spezia, se è vero quanto ho letto di recente – intenderebbe indire una manifestazione di interesse per le nomine dei comitati di gestione previsti dalla legge di Riforma. Ma queste modalità richiedono troppo tempo, mentre occorre tornare a lavorare in regime ordinario e anche straordinario perché le grandi infrastrutture nei porti devono velocemente rispondere alle esigenze del mercato.
“Queste riflessioni – ha voluto sottolineare Messina – non hanno alcuna colorazione politica; ma era in costruzione un castello che stava in piedi nel suo insieme, mentre adesso qualche mattone inizia a scricchiolare. Attendevamo la riforma dei porti da circa cinque-sei anni, ed adesso, ad un passo dal suo completamento, ci è arrivata quella che definirei una nuova tegola. Gli imprenditori sono comunque abituati a combattere gli imprevisti e certo reagiremo. L’importante è che l’immagine del nostro paese sui mercati esteri non venga danneggiata. Questo è il nostro principale timore: temiamo che l’Italia possa essere vista come un paese estremamente instabile e che le merci possano scegliere altre vie, condizionando le scelte armatoriali in questo senso e favorendo la strumentalizzazione da parte dei porti concorrenti. Noi faremo di tutto – ha concluso l’armatore – per combattere questi rischi, ma non possiamo non essere preoccupati”.
Cinzia Garofoli