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Demografia, in un’Italia vecchia Livorno e la costa ancora peggio

Pochi figli, giovani in fuga, stranieri che anch’essi riducono le famiglie: non c’è futuro se non cambia l’approccio culturale

Riccardo Breda

LIVORNO – I dati relativi al bilancio demografico dell’anno 2015 ed alla popolazione residente per sesso ed età diffusi nei mesi scorsi dall’ISTAT, consentono di effettuare alcune considerazioni in merito ai principali andamenti per le province di Grosseto e Livorno.
A livello nazionale i residenti risultano in calo dello 0,21%, e l’andamento regionale (-0,22%) è di pari entità: il contrario di quanto avvenuto nel 2014, anno che si era chiuso con un guadagno di popolazione, ancorché lievissimo. La popolazione residente nelle province di Grosseto e Livorno subisce invece un calo più marcato rispettivamente -0,37% e -0,33% e mantiene grosso modo il trend di diminuzione già evidenziato nel 2014.
[hidepost]Nel 2015 il saldo naturale (nascite-morti) è risultato negativo sia per la popolazione grossetana, 1.500 unità, sia per quella livornese, oltre 2.000 unità ed entrambi appaiono in diminuzione rispetto all’anno precedente. I risultanti tassi di crescita naturale (Grosseto, -6,69‰ e Livorno, -5,96‰) sono tra i più bassi se rapportati alle altre province toscane e si pongono anche ampiamente al di sotto della media nazionale. In tutti i comuni grossetani e livornesi il saldo naturale risulta negativo: in parole povere in ciascuna delle 48 municipalità le morti hanno superato le nascite. Inoltre, in più della metà dei comuni il numero delle morti è più che doppio rispetto a quello delle nascite; addirittura in alcuni casi limite, quali quelli di due piccoli comuni, Castell’Azzara e Sassetta, il numero delle morti supera di ben 12 volte quello delle nascite.
Il saldo migratorio totale è risultato positivo sia a Grosseto, per 671 unità, sia a Livorno, per 900; entrambi questi valori sono in lieve aumento rispetto al 2014. I tassi di crescita migratori sono dunque positivi (Grosseto, +2,99‰ e Livorno +2,66‰) e, stavolta, superiori sia alla media regionale sia a quella nazionale.
Il pur positivo flusso migratorio non è comunque sufficiente a colmare il gap di popolazione derivante dal saldo naturale. Il tasso di crescita totale fa registrare un valore pari a -3,70‰ per Grosseto ed a -3,31‰ per Livorno, valori lontani dai pur “insoddisfacenti” -2,20‰ regionale e -0,87‰ nazionale.
Anche dall’analisi delle componenti del tasso naturale, ossia il tasso di natalità e di mortalità, emerge che le popolazioni grossetana e livornese sono in media strutturalmente anziane: nascono pochi figli e, vista l’età media elevata, ne consegue una mortalità rilevante.
Al 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti in Italia (circa 5 milioni di unità) rappresentano 1’8,3% del totale della popolazione, rispetto all’anno precedente si rileva un aumento dello 0,2%, stesso incremento per la Toscana, dove gli stranieri regolari pesano per il 10,6%.
Con una crescita dell’1,8% e dello 0,6% Grosseto e Livorno ospitano rispettivamente poco più di 22 mila e quasi 27 mila stranieri, con una incidenza sul totale della popolazione del 9,9% (Grosseto) e del 7,9% (Livorno).
Negli ultimi anni il trend dei flussi migratori regolari è comunque andato ad affievolirsi in tutti i territori esaminati e le nuove forze sempre meno riescono a contribuire alla copertura dell’ammanco dovuto al saldo naturale.
Un discorso a parte merita la disparità nella qualità dei flussi migratori tra quelli in entrata e quelli in uscita. A fronte dell’uscita di giovani italiani con una formazione culturale media o medio-alta (se non d’eccellenza), per i quali la comunità ha investito tempo e risorse, si registra l’entrata di stranieri poco o nulla formati.
L’analisi della struttura per età della popolazione residente è stata condotta nel rapporto considerando i residenti nelle due province come un unico insieme. Nel confronto con l’ambito nazionale, nei territori grossetano e livornese si osserva una minore presenza di popolazione residente nelle età fino ai quarant’anni e soprattutto tra i 15 ed i 25; le frequenze delle età sono poi simili fino ai 60 anni mentre, dopo questa soglia, diventano maggiori. Un indicatore fra i tanti sintetizza il progressivo invecchiamento della popolazione: l’indice di vecchiaia. Ebbene, per ogni 100 giovani under 15 gli over 65 anni sono 161 in Italia, 195 in Toscana, 218 in provincia di Livorno e 230 in quella di Grosseto.
Dalle informazioni statistiche e dai diversi indicatori provenienti dall’analisi della dinamica demografica traspare una fotografia non certo rassicurante sulla struttura della popolazione che insiste sulle province di Grosseto e Livorno; territori in cui la popolazione autoctona sembra aver decisamente imboccato la via di un progressivo declino. Tale fenomeno, sottolinea Riccardo Breda, presidente della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno, si traduce in particolare in un’indubbia “pesantezza in termini di gestione” del welfare: dall’incidenza pro-capite delle pensioni, al grado di spedalizzazione specialmente per le case di cura dei lungo degenti, all’ammontare dei costi delle cure mediche, e così via. Per il sistema imprenditoriale, inoltre, nei diversi contesti locali si presentano problemi di vecchia e nuova percezione: dalla difficoltà nella continuità generazionale per certi mestieri alla qualità dell’offerta di lavoro. Sul fronte dei consumi interni, poi, il progressivo invecchiamento induce ad una involuzione degli stessi con evidenti ripercussioni negative anche sulla rete distributiva commerciale dei piccoli comuni e degli esercizi di vicinato nelle città. La lettura dei dati contenuti nel rapporto del Centro Studi, filtrata con il buon senso e con l’esperienza di chi presidia quotidianamente le communitas, può costituire utile supporto integrativo per la conoscenza dei contesti sociali e della loro evoluzione; soprattutto per quanti, anche a livello di piccole amministrazioni locali, sono chiamati ad adottare scelte strategiche le cui conseguenze potranno ripercuotersi negli anni futuri.

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Pubblicato il
9 Novembre 2016

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