Da Cernobbio l’indice di performance dei porti italiani nei comparti dei traffici
Solo Genova risulterebbe un vero scalo “multipurpose” con Venezia al secondo posto in chiave nazionale – Il primato di Livorno nei ro/ro e i valori residui nei contenitori
ROMA – Ancora calde le tante analisi emerse dal maxi-Forum internazionale di Cernobbio sui temi della logistica nazionale, l’attenzione del mondo della portualità è stata sollecitata dal quadro, sintetizzato dalla tabella che riportiamo, sugli indici di “performance” degli scali italiani. Una premessa: i dati sono riferiti al 2014, che non è certo stato un anno favorevole ai traffici. Ciò non toglie, come recita il rapporto di Confcommercio, che l’unico porto italiano davvero “multipurpose” in chiave globale sia considerato quello di Genova, che batte tutti sia sui ro/ro sia sui containers.
Significativo anche che al secondo posto si piazzi Venezia con un buon voto sui containers, sulle rinfuse e specie sul project cargo, battendo l’eterno rivale Trieste che va alla grande sui ro/ro e sulle rinfuse liquide, ma non brilla sui containers. Come del resto su quest’ultimo punto non brilla nemmeno Livorno, quinto nella graduatoria nazionale per indice di performance, in particolare grazie al record nazionale sui ro/ro (la sfida tra Grimaldi e Onorato rende al porto…) ma con un modesto piazzamento sui containers (sotto Genova, Venezia, Trieste e la Spezia). Finiti nella storia antica i tempi del primato di Livorno nel Mediterraneo…
[hidepost]Quali considerazioni si possono trarre da questi elementi, ripetendo la promessa che i dati sono del 2014 e già nei due anni successivi alcune cose sono migliorate? La marginalità del porto di Venezia-Marghera, fortemente contestata dal presidente Costa (vedi le sue dichiarazioni in 1ª pagina) sembra tutt’altro che confermata: Venezia è un porto “forte”, con una performance nei containers seconda solo a Genova (non si consideri Gioia Tauro dove i trasbordi fanno raddoppiare le cifre statistiche).
Bisogna infine ricordare che l’indice di performance, come spiega la didascalia in fondo alla tabella, valuta la concentrazione dei traffici in rapporto alle infrastrutture disponibili: in sostanza, lo sfruttamento delle aree e dei mezzi “dedicati” alle singole tipologie di traffico. E’ un criterio, anche se non di valore assoluto. Ma deve far riflettere, specie in tempi in cui si parla di razionalizzazione dal centro degli investimenti, e di rischi di eccesso di progetti rispetto alle vere necessità dei porti.
A.F.
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