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Salone nautico luci e ombre dei tempi neri

GENOVA – La grancassa l’hanno suonata in tutti i modi possibili, per ravvivare l’interesse degli appassionati – e possibilmente degli acquirenti – intorno al 56º salone nautico. Ma da martedì scorso a domani, non si fanno miracoli. E la nuova recessione in corso, le nuvole che si addensano sulla temuta manovra correttiva d’autunno, la coincidenza con il salasso fiscale in corso, non hanno certo aiutato. L’italiano medio ha visto spengersi i tremolanti entusiasmi dell’anno scorso per una ripresa e adesso è di nuovo spaventato. Dal governo, solo dimostrazioni di buona volontà con solo un ministro di secondo rango – Affari Regionali – all’inaugurazione del salone e il sottosegretario all’Economia in video-conferenza. Consapevole che per la nautica degli italiani, cioè per il popolo delle barche, è stato fatto poco o niente dal suo governo – salvo annacquare lo sfracello della tassa Monti – lo stesso premier Renzi ha promesso (ma va!) che si provvederà nel 2017.
[hidepost]Brutto incipit, ce ne rendiamo conto. Ma i dati di questi primi quattro giorni di salone nautico – da martedì a ieri – confermano che gli appassionati ci sono ancora, ma il mercato ristagna. La stagione nautica 2015 si era chiusa con una ripresa delle vendite dei motori fuoribordo – in termini di fatturato, ma non certo di numeri – perché alcuni comparti avevano visto la crescita di natantoni (fino a 10 metri) con doppia motorizzazione; e perché è diventato un Ufo il gommone piccolo e medio, costringendo i costruttori che non sono saltati a concentrarsi sui maxi-gommoni fino a oltre 15 metri, dotati di doppia o tripla motorizzazione (con entro o fuoribordo anche da oltre 300 Cv).
Si è molto discusso, tra esperti, sul significato della notevole crescita dei contratti di leasing (quasi il 40% nella stagione 2015 e inizio del 2016): un bell’exploit, che conferma la voglia di barca e di mare; ma anche che il noleggio, in tempi di incertezze, per molti ha sostituito l’acquisto o il cambio della barca. E il charter a oggi rimane una pratica più per stranieri che per italiani. Fatturato globale nautico della stagione 2015, in totale 2,9 miliardi (+17,1%): peccato che contempli anche quello della grande e grandissima nautica, l’unica a crescere forte e solo all’export.
Fino a qui sembra, purtroppo, il bollettino di una guerra perduta. O almeno, tutt’altro che vinta. Il 56º salone nautico ha anche qualche segnale positivo: gli espositori sono un po’ più dell’anno scorso (Ultima Spiaggia?), il governo ha riconosciuto che il comparto è vessato da una burocrazia deteriore e spesso stupida, sa che erano state promesse (e non mantenute) importanti iniziative come il registro telematico delle imbarcazioni e la semplificazione delle norme per i natanti, sta cercando di trovare la “quadra” tra le due associazioni di comparto – Ucina e Nautica Italiana – nella speranza che non si sbranino e non sbranino il sistema. Carlo Calenda, ministro dello sviluppo economico, alla vigilia del salone aveva detto che se non sarà velocemente un accordo di collaborazione la kermesse di Genova non avrà più soldi dallo Stato (1,15 milioni quest’anno). Ma per Nautica Italiana non sembra essere questo un problema, visto che ha disertato in massa Genova e si sta concentrando su Cannes, Montecarlo e Miami. Forse, come illustra il malizioso disegno con questo pezzo in prima pagina, gli italiani dovranno sempre più accontentarsi di guardare barche e nautica con il canocchiale?
A.F.

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Pubblicato il
24 Settembre 2016

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