Terminal rinfusi sulla sponda est in guerra a Livorno
LIVORNO – E’ diventato il tormentone di Ferragosto, che dovrà essere sbloccato – in un modo o nell’altro – entro la prima quindicina di settembre.
[hidepost]Ammesso che l’Autorità portuale rimanga con l’attuale assetto in relazione alla riforme, che secondo Delrio dovrebbe partire non oltre la seconda metà di settembre. Comunque sia, i fatti sono questi: una nuova società, la Livorno Terminal Toscano (LTT) di cui è amministratore unico Federico Barbera, ha presentato domanda di concessione demaniale per la radice della sponda est della Darsena Toscana, la dove da tempo è previsto il trasferimento del Terminal Calata Orlando (TCO) dei rinfusi. Il putiferio che si è scatenato ha visto note contrapposte delle due società, commenti sulle cronache dei quotidiani locali, accuse e contro-accuse. Tutto da capire è chi sia alle spalle di Federico Barbera e di Andrea Palumbo, presidente di Confcommercio Livorno, per un annunciato piano d’impresa da 12 milioni. Tutto da capire se quell’area e quella banchina, su cui già insistono progetti (aspirazioni) di Masol, portuali della Cilp di Paduletta, forse l’adiacente terminal Lorenzini, forse Grimaldi, eccetera, sarà oggetto di una comparazione tra richieste ufficiali e quando.
Intanto ecco le note contrapposte di TCO e LTT.
Il TCO ha comunicato quanto segue:
La stampa locale ha riportato in questi giorni la notizia di un interesse di una società, rappresentata dal dottor Barbera, per l’area della sponda Est della Darsena Toscana, dove da anni TCO attende di essere delocalizzato, in accordo con l’Autorità Portuale e secondo le previsioni del Piano Regolatore Portuale.
Sono apparse indiscrezioni circa una pretesa ‘campagna acquisti’ del dottor Barbera nei confronti di alcuni soci di TCO. I soci intendono qui chiarire che non esiste alcun fondamento a tali affermazioni e che non esiste alcuna trattativa presente né interesse per trattative future.
Il piano del dottor Barbera prevedrebbe anche la gestione delle merci alla rinfusa attualmente trattate alla Calata Orlando da TCO.
Si fa notare che gli scriventi soci di TCO sono anche titolari dei traffici di rinfusa che movimentano attraverso la propria società e che quindi, i clienti di TCO, per la quasi totalità dei suoi traffici, sono i suoi stessi soci.
Sarebbe singolare se decidessero di utilizzare un terminal concorrente.
I soci di TCO esprimono grandissima preoccupazione per i termini in cui si è sviluppata questa vicenda.
Chiunque richieda una concessione per una qualsiasi attività terminalistica in quell’area, deve necessariamente impegnarsi a movimentare in quegli spazi tutte le rinfuse solide del nostro porto, come previsto nel PRP e ripetuto più volte a ogni livello, e solo TCO è in grado di farlo.
Essendo evidente, per i motivi sopra descritti, che nessuno può impegnarsi a trasferire i traffici di rinfusa tranne i propri titolari, le dichiarazioni di altri pretendenti hanno il sapore di atti meramente formali per ottenere invece la concessione di tutt’altro tipo di terminal.
Se questo fosse consentito, oltre alla violazione palese di tutte le regole scritte e non, s’intenderebbe mettere deliberatamente a rischio il settore delle merci alla rinfusa nel nostro porto. Un settore fondamentale per l’industria della nostra città e del nostro territorio, con conseguenze non prevedibili per le nostre aziende industriali e commerciali che sarebbero costrette ad approvvigionarsi di materie prime da altri porti o via terra, con grave danno per la propria competitività e di conseguenza con rischi enormi in termini occupazionali.
L’LTT ha comunicato quanto segue:
Mi ero riproposto di non farmi trascinare in alcuna polemica e, pur intervenendo in risposta al comunicato del dottor Alberti e dei soci del TCO, farò di tutto per mantenere questo buon proponimento, augurandomi di riuscirci.
Il comunicato dei soci/clienti del TCO mi ha lasciato invero interdetto perché, volendolo portare a sintesi, si potrebbe desumere che il motivo per cui l’Autorità Portuale “deve” preferire in fase di comparazione il loro piano industriale rispetto a quello presentato dalla “Livorno Terminal Toscano” è che i loro clienti, pur di eludere le norme di legge, preferirebbero chiudere le proprie attività piuttosto che consentire un cambio di marcia della concessione.
Tranne in due casi infatti, i soci/clienti del TCO altro non sono che i transitari della merce, cioè la casa di spedizione incaricata dal proprietario della merce, che ripeto per chiarire bene il concetto non sono loro, che ha deciso, lui sì, di utilizzare il Porto di Livorno, servendosi di fornitori di servizio locali.
Le imprese di produzione che si servono del Porto di Livorno chiedono una struttura moderna efficiente che utilizzi tutte le più moderne tecnologie e che svolga le operazioni commerciali nel modo migliore e nel più breve tempo possibile. Per fare questo occorre investire in uomini e strutture ma, prima di tutto, occorre credere ed amare il proprio lavoro. Ed è quello che la mia azienda si propone di fare.
Affermare inoltre, che la concessione è loro e spetta a loro e solo a loro per diritto storico è affermare un qualche cosa che non trova alcun risconto nella vigente giurisprudenza. Tutte le concessioni, arrivate a scadenza, possono essere rinnovate solo ed esclusivamente attraverso una procedura di comparazione tra tutti gli eventuali soggetti che abbiano manifestato interesse o ne abbiano fatto richiesta.
L’area della Darsena Toscana Sponda Est, ormeggio 15E, non è ovviamente esente da questa procedura la cui applicazione, lo ripeto, non è nella disponibilità di alcuno bensì rappresenta un atto dovuto di pubblica evidenza, per la Pubblica Amministrazione.
Siamo in presenza di una concessione a breve in scadenza che non potrà essere rinnovata così com’è perché alcun assentimento concessorio può essere autorizzato o rinnovato in deroga o in disprezzo al P.R.P., se non attraverso proroghe di brevissima durata (qualche mese) e non ripetibili all’infinito.
La nota del TCO, inoltre, apre, penso involontariamente, una riflessione sulla quale personalmente non avrei mai voluto accendere l’attenzione.
Il pretendere che la loro doppia figura di soci/clienti debba instaurare un diritto perpetuo al rinnovo, sottraendoli a tutte le norme che regolano la vita di tutte le imprese portuali del sistema portuale, potrebbe aprire una discussione sul fatto se siamo o meno in presenza di una iniziativa commerciale che nasconda una sorta di “cartello” tendente ad abusare di una posizione dominante e ad escludere la concorrenza tra spedizionieri.
Quindi riassumendo:
a) Non è vero che sia nella disponibilità degli attuali soci del TCO decidere di abbandonare il Porto di Livorno
b) Non è credibile che messi di fronte alla scelta se mettere in crisi gli approvvigionamenti di materie prime o semplicemente cambiare fornitore, le imprese di produzione proprietarie della merce scelgano la prima soluzione
c) Non è neppure totalmente credibile che gli attuali clienti/soci rinuncino alla possibilità di continuare i rapporti di lavoro con le industrie danti loro causa, lasciando aperta la porta alla concorrenza, tenuta così faticosamente a distanza per vent’anni.
d) Non è vero che il PRP preveda la delocalizzazione del “TCO” dando per scontato un rinnovo perpetuo a questa società. Tra l’altro non è nelle prerogative del PRP occuparsi di concessioni alle imprese.
e) Nel piano industriale della mia società è così testualmente affrontato il problema dei traffici esistenti:
la scrivente si impegna a fornire a tariffe di mercato e di adeguata qualità, i servizi che dovessero esserle richiesti dagli attuali utenti del terminal rinfuse, salvaguardandone la continuità di approvvigionamento strategico delle materie prime e dei traffici in uscita.
f) Non vi è nel progetto alcuna intenzione di limitare o ridurre i traffici alla rinfusa per i quali anzi si prevede di andare alla ricerca di altri importanti spazi con soluzioni logistiche all’avanguardia, proprio per incrementarne lo sviluppo e con esso l’occupazione.
Sui temi di pubblico interesse saremo chiamati a confrontarci dalla Autorità Portuale alla quale, sola, spetta l’ultima parola sulla legittimità delle richieste e sulle procedure di comparazione da seguire.
E solo sulle problematiche che essa vorrà sottoporci sono disposto a confrontarmi lasciando definitivamente perdere le dichiarazioni alla Marchese del Grillo secondo le quali la concessione spetta al TCO perché “loro sono loro e gli altri non sono …“ beh lasciamo perdere!
Mi si consenta una sola ed ultima considerazione di carattere personale. Non provo alcun piacere nel dover competere con la proprietà del TCO e solo adesso capisco quell’amaro in bocca che lascia nei giocatori il battersi per fare gol alla squadra della quale per tanti anni si è stati la bandiera. Ma non sono cambiato io.
[/hidepost]