Gian Enzo Duci: guerra e pace su porti e mare
TRAPANI – Il nuovo presidente degli agenti e mediatori marittimi italiani Gian Enzo Duci è stato eletto nell’assemblea privata di FEDERAGENTI, seguita nel pomeriggio a quella pubblica. Duci vanta un doppio mandato appena concluso alla guida di Assagenti Genova ed una carriera di studi, docenze universitarie e cariche importanti in numerose società ed associazioni nel settore marittimo.
[hidepost]Presidente, da oggi lei è ufficialmente in carica: quali sono le priorità sulle quali Federagenti focalizzerà le sue azioni?
I canali di manovra sono diversi. Abbiamo la necessità di interfacciarci in maniera diversa a livello governativo in funzione della riforma dei porti, dove, rispetto al passato, come categoria non saremo più all’interno dei comitati portuali ma saremo nei tavoli di parternariato che andremo a costruire nei prossimi giorni insieme al ministro. La prima riunione è stata convocata per martedì (ieri per chi legge) al ministero con tutte le categorie per capire quali contenuti dare a questi tavoli. Il consigliere del ministro Ivano Russo mi ha personalmente rassicurato che anche il tavolo di coordinamento nazionale dei porti, che ad oggi non prevede la partecipazione dei privati, avrà invece delle forme di audizione continua e costante con il mondo delle imprese, anche a livello nazionale, così come d’altronde suggerito anche dal Consiglio di Stato nel suo parere. Ma d’altra parte dovremo anche avere un ruolo per riaffermare una forma di coesione all’interno del cluster marittimo: la guerra tra Grimaldi ed Onorato non è una guerra esclusivamente tra due armatori ma è un qualcosa che rischia di mettere in seria discussione l’intero impianto del sistema marittimo. Federagenti rappresenta soprattutto l’80% di quelle navi estere che fanno vivere i nostri porti e quindi potremo anche stare alla finestra a guardare come spettatori ma, senza quel 20% di navi italiane che fa lavorare i nostri porti e che alimenta la nostra marineria, tutto il settore va in crisi e quindi ritengo che sia fondamentale lavorare per riacquisire una coesione ed una unione di intenti per tutto il cluster marittimo. Questa è la principale delle preoccupazioni.
Come pensa che si possa risolvere il problema delle concentrazioni?
E’ una situazione difficile quella che dovremo affrontare anche se per certi versi attesa visto che è avvenuta anche in altri paesi. Queste forme di concentrazioni – una ricerca di una dimensione maggiore per la aziende, in parte derivante dall’aggregazione delle case madri e naturalmente poi anche delle emanazioni locali – insieme all’interesse che osserviamo degli operatori stranieri verso il nostro paese e che sempre di più potranno aumentare questo fenomeno – si riescono non a contrastare, ma a fronteggiare in maniera seria probabilmente con delle dimensioni aziendali leggermente superiori a quelle medie che abbiamo noi oggi. Da questo punto di vista sarà necessario mettere mano anche alla nostra legge professionale che, essendo nata nel ‘77 ed avendo perciò quasi 40 anni, ha naturalmente bisogno di qualche revisione, questo soprattutto oggi in considerazione del fatto che l’unione europea, ed in particolare l’IMO a livello mondiale, hanno normato su diversi argomenti che per alcuni aspetti incidono su di essa. Dobbiamo quindi adeguarla.
Il tema ancora aperto delle concessioni dei terminal vi riguarda da vicino; cosa pensa in proposito?
Sulle concessioni sarebbe opportuno che a livello nazionale ci fosse un comportamento univoco all’interno dei porti. L’attuale situazione di incertezza in cui alcuni scelgono di muoversi in un modo ed altri in modo diverso genera una vera e propria distorsione della concorrenza. Credo dunque che su questo tema si debba necessariamente arrivare ad un punto di arrivo. Sono laico in termini di modalità con cui raggiungerlo: gare o sistemi ad evidenza pubblica vanno bene entrambi, ma l’importante è che ci sia uniformità, e che l’applicazione abbia l’interpretazione identica da parte di tutti i soggetti. E soprattutto è importante che questi due elementi siano conosciuti, a priori, dai soggetti che nei nostri porti devono fare gli investimenti; non è serio attirare persone ad investire in un porto senza dare loro un chiaro quadro normativo di riferimento.
Cinzia Garofoli
[/hidepost]