Per Achille la chiamata alle armi?

Achille Onorato
MILANO – La nomina di Matteo Savelli ad amministratore delegato di Toremar, dopo il suo lungo rodaggio da direttore generale, non ha sorpreso né in compagnia né chi conosce l’impegno che di questi tempi sta coinvolgendo l’intero gruppo apicale delle tre compagnie armatrici – Moby, CIN e Toremar – che fanno capo a Vincenzo Onorato.
Può semmai lasciare una qualche perplessità l’apparente disimpegno di Achille Onorato da Toremar, che nella compagnia ha lasciato la carica di AD per – testualmente, siamo sul vago – “mantenere importanti deleghe nel consiglio”. Tra queste, i rapporti con la Regione sull’accordo di servizio con le isole. Ma in realtà è legittimo desumere che Achille Onorato abbia finito il tempo del suo “praticantato” in Toremar per essere ormai chiamato pressoché stabilmente a Milano, ad occuparsi della parte del gruppo armatoriale che oggi è più impegnato in battaglia, cioè Tirrenia e Moby.
[hidepost]Lo conferma lo stesso Savelli, con toni di affettuosa soddisfazione anche per la nomina di Achille Onorato a vicepresidente del gruppo Moby, che è la capolista dell’intero gruppo. “Vorrei ribadire in questa occasione – ci ha dichiarato Savelli – che la nostra filosofia di lavoro è quella di una squadra: che è una squadra legata non solo dal comune lavoro ma anche da una grande amicizia reciproca e da altrettanta passione”. Un’amicizia e una squadra che si è cementata sotto la guida di Vincenzo – dice ancora il neo amministratore delegato di Toremar – “come in una bella università della vita”.
Insomma, con il nuovo organigramma gli Onorato rinforzerebbero il “core business” dove più c’è bisogno della famiglia, lasciando Toremar – che è stabilizzata e ben avviata dopo un importante processo di ammodernamento e refitting delle navi e la chiusura di problematiche sulla gara – a un management di stretta fiducia e di ormai comprovata capacità. E Savelli ha dimostrato di essere capace non solo di andar bene a vela – dote che Vincenzo ha sempre apprezzato fin da quando riusciva a sparire per settimane sui suoi “Mascalzoni” – ma anche di sapersi destreggiare al meglio nei rapporti non sempre facili con i sindacati, la Regione Toscana, i porti “serviti” dalla compagnia e i rissosi comuni elbani.
Per Achille Onorato la sfida adesso è assai più impegnativa. Figlio d’arte, carattere meno spigoloso del padre ma non meno determinato, il suo crescente impegno nel cuore dell’“impero” coincide con la guerra totale che il gruppo ha dichiarato contro Confitarma, contro il potente armatore suo presidente e contro certe regole che a torto o a ragione considera punitive. Non lo aspetta un compito facile. E forse arriverà a rimpiangere i bei mari azzurri e le verdi, dolci isole della “sua” Toremar. Ma la guerra è guerra.
Antonio Fulvi
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