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Caccia aperta per i riformatori della riforma

ROMA – Vecchio detto marinaro: avanti adagio, quasi indietro. Sembra essere questa la sostanza dell’accordo Stato-Regioni sulla riforma portuale.
[hidepost]Malgrado il coro di … soddisfatti a bocca storta (definizione di un presidente di Authority che ovviamente non si vuole scoprire) l’impressione è che sia un po’ come nel gioco a mosca-cieca: liberi tutti, si ricomincia.
L’emendamento foglia-di-fico che concede fino a tre anni di rinnovata autonomia alle Authority esistenti, su richiesta delle rispettive regioni – è solo un dettaglio. In attesa di capire quale carattere impositivo avranno i decreti demandati al presidente del consiglio sulle proposte delle regioni, si annuncia già una raffica di emendamenti per modificare, allargare, ridurre lo schema delle 15 Autorità di sistema. E’ presto per parlarne, ma solo per capire: la Sicilia partirà per il non accentramento con Gioia Tauro, Civitavecchia insiste per avere uno sbocco sull’Adriatico (e viceversa) Savona e Genova rimangono separati in casa, la Toscana non sembra disposta a “mollare” Marina di Carrara e insieme a Livorno e Piombino vuole anche i porti di Cavo e Capraia (scorporati della stesura Madia ma che il senatore Matteoli ha promesso due giorni fa di far reinserire con un apposito emendamento).
Siamo, insomma, al solito sistema: la riforma è stata accettata dalla conferenza Stato-Regioni; ma bisognerebbe capire “quale” riforma. Per il momento, liberi tutti, si ricomincia. Sperando di arrivare davvero a una riforma che riformi.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
6 Aprile 2016

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