Carburanti ecologici e impegni mondiali tanta incertezza con il fuel ultra-cheap
Mentre dal vertice di Parigi non sono uscite scelte obbligatorie, sembrano rallentare i progetti legati alle reti europee di GNL – Il gasdotto del Baltico e i rigassificatori costieri
ROMA – Il premier Renzi che prova ad accordarsi con Putin per partecipare al nuovo gasdotto attraverso il Baltico: il vertice mondiale di Parigi sull’ambiente che non va oltre le affermazioni di principio ma non vara obblighi per i paesi maggiormente inquinatori; le ironie del mondo ambientalista che parla di un buco nell’acqua e le contemporanee ironie di chi non crede all’ambientalismo del ritorno al medioevo (vedi la vignetta qui riprodotta dal giornale satirico francese Le Canard enchainé subito dopo il vertice mondiale).
[hidepost]Con il petrolio che continua a sfondare in basso tutti i record di prezzo, la spinta verso la ricerca di carburanti meno inquinanti e le normative per la progressiva creazione di una rete mondiale di stazioni di rifornimento di GNL – anche per le navi – sembrano in forte difficoltà: perché l’economia ha le sue leggi e anche se i grandi costruttori di motori navali (Wartsila e Roll Royce in primis) hanno già la tecnologia per le motorizzazioni a GNL o bi-fuel, è chiaro che i forti investimenti per le reti di distribuzione del gas naturale liquefatto non vengono incoraggiati dal basso costo dei carburanti tradizionali. In questo quadro – riferisce un’analisi uscita da poco dall’istituto di ricerca delle ex “Sette sorelle” del petrolio – l’economia gioca un ruolo assai più determinante delle spinte per salvare l’ambiente: e le proiezioni economiche non danno per probabile alcun sostanziale aumento del costo dei carburanti tradizionali vista la situazione geo-politica mondiale.
Se sul breve e medio periodo si sta assistendo a una pausa di riflessione proprio sulla trasformazione dei motori – sia quelli marini, sia quelli dei mezzi stradali pesanti – a GNL, non sembrano però cambiare i programmi a lunga scadenza per espandere le reti di rifornimento e incrementare le forniture di gas all’Europa. Caduto per motivi politici il progetto del gasdotto meridionale, attraverso la Turchia e i Balcani fino al sud Italia, il progetto alternativo dal Baltico avanza: e avanzano anche altre proposte di rigassificatori costieri, come quello recentemente rilanciato dalla Solvay a sud di Livorno, a integrazione (o futura concorrenza?) con quello della OLT offshore, in stand-by ormai da alcuni anni in attesa della ripresa dei consumi industriali. Nella sostanza, dicono gli analisti, il traguardo del 2020 posto dall’UE per l’utilizzo massimo del GNL sui trasporti pesanti sembra stia diventando irrealistico. Salvo cambiamenti geo-politici importanti. Che con l’aria che tira nel mondo, non sono poi così impossibili da ipotizzare.
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