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Dai Costieri agli acquari tra il business e il sociale

Le poliedriche attività nel campo degli oli vegetali ma anche delle attività ricreative e culturali

Giuseppe Costa

GENOVA – Venti anni di attività nel 2016 per la SAAR S.p.A., il deposito costiero genovese più importante del Mediterraneo per gli oli vegetali. Facciamo il punto con il fondatore Giuseppe Costa, imprenditore terminalista ma anche presidente della Costa Edutainment SpA, il gruppo leader in Italia nella gestione di strutture pubbliche e private dedicate ad attività ricreative, culturali, didattiche, di studio e di ricerca scientifica. Un esempio su tutte: l’Acquario di Genova, il più grande in Europa, ma anche quello di Livorno e non solo: la lista delle strutture gestite è troppo lunga per essere riportata. Costa Edutainment, con una partecipazione del 25% in Civita Group, è inoltre attiva sul territorio per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale italiano.
[hidepost]Dottor Costa, partiamo dalla SAAR, il costiero che ha fondato nel 1996 dopo la lunga esperienza in Spagna in un’azienda olearia di famiglia. Come sta andando il mercato degli oli?
Il mercato degli oli va abbastanza bene, è in crescita, anche se non ci sono più i picchi di quando era in auge tutta la parte energetica del biodiesel, ovvero 5 o 6 anni fa. Quel mondo è totalmente cambiato per le diverse normative europee e antidumping attuate. Continuiamo a sbarcare merce destinata al biodiesel ma in quantità molto ridotta. Nel settore degli oli vegetali ad uso alimentare invece il mercato va molto bene e le previsioni sono assolutamente buone.
Quali dimensioni ha la SAAR depositi portuali SpA e quali caratteristiche?
Oggi la SAAR ha raggiunto una capienza di 110mila metri cubi partendo, nel ’96, da circa 34-35mila metri cubi. Sin dall’inizio c’è stato un intenso impegno per rinnovare l’azienda con investimenti in nuove tecnologie al fine di monitorare livelli e temperature: tecnologie che – sembra banale – non esistevano. Oggi la grandissima maggioranza dei serbatoi è in acciaio inossidabile – quindi adatti a qualsiasi olio di qualità e ad ogni temperatura – avendo demolito gran parte dei serbatoi in ferro presenti all’epoca, idonei per gli oli grezzi ma non per i raffinati. Abbiamo caldaie di nuova tecnologia per scaldare il prodotto nei serbatoi di acciaio ed attrezzature per inserire in essi l’azoto per mantenere la possibilità di ossidazione degli oli; raggiungiamo così una qualità di stoccaggio veramente elevata. Poiché trattiamo prevalentemente oli vegetali abbiamo costruito qualche anno fa un decoloratore che compie una prima fase della lavorazione dell’olio di palma. L’insieme ha convinto i nostri clienti che ci considerano, dal punto di vista tecnologico e dell’operatività, tra i più attivi nel Mediterraneo.
I vostri mercati di riferimento quali sono? Ed i vostri concorrenti?
Il mercato di riferimento è quello alimentare e come zone copriamo il nord Italia. In Italia abbiamo un solo vero concorrente, a Ravenna, che però compra l’olio per poi raffinarlo e venderlo: un’attività quindi più industriale e commerciale; nel nord Europa ci sono poi altre raffinerie. Il nostro lavoro è invece più rivolto allo sbarco, stoccaggio, con alcune mirate operazioni sul prodotto per commisurarlo a principi di un accurato trattamento, ed alla sua movimentazione.
Si parla anche di un forte insediamento a Livorno del gruppo indonesiano Musim Mas attraverso la Masol…
Rispetto alla grande multinazionale presente a Livorno – della quale non ho capito ancora a che punto siano gli avanzamenti per la raffineria – noi non siamo degli industriali, se non dello sbarco. Facciamo alcune fasi della lavorazione del prodotto solo perché vogliamo fornire un servizio ai nostri clienti.
Quando loro saranno pronti noi avremo sostanzialmente ammortizzato i nostri impianti. Avremo quindi la possibilità di difenderci tranquillamente nel caso ci fosse una concorrenza basata sui prezzi mentre, se questa dovesse essere sulle lavorazioni, non potremo ovviamente essere competitivi. In ogni caso non sarà l’unico concorrente: ne abbiamo anche a Barcellona, dalla quale in fondo ci separano solo 800 km. Tra l’altro l’olio trasportato sulla nave verso Genova paga la tassa sulle merci mentre lo stesso olio caricato su un’autobotte proveniente da Barcellona o Valencia su traghetto quella tassa non la paga: e questo rappresenta di per sé una concorrenza contro la quale non è possibile fare nulla.
Quali sono i vostri progetti di sviluppo?
Aggiungere fasi di lavorazione. Siamo infatti in procinto di completare altri investimenti per aggiungere qualche lavorazione in più per i nostri clienti. Anche per fare tagli di lavorazione più piccoli. Poi quello di continuare a costruire serbatoi per migliorare la qualità del nostro lavoro. Nel nostro programma 2013-2016 sono previsti investimenti per 8-9 milioni di euro in un’attività sulla quale fatturiamo 12 milioni.
Siamo in tempi di riforma: cosa auspica per il porto di Genova?
Auspico che il commissariamento duri poco – e certamente non per la persona, che è validissima – ma perché c’è bisogno di pienezza e completezza nel ruolo di chi deve guidare il porto. Ancora non si ha idea di chi sarà il presidente e “tifo” affinché quanto prima ci sia la riforma e venga comunque nominato un presidente. Il porto potrebbe dare un po’ più di risposte, ma capisco anche che per la sua importanza è sotto la lente di ingrandimento di tutti i porti. Tutto quello che viene fatto a Genova ha ripercussioni anche internazionali. Quindi: se da un lato lamento la lentezza nelle scelte dall’altro capisco la prudenza. Certo che un po’ di velocità nelle decisioni porterebbe vantaggi a tutti, inclusa la stessa Autorità portuale che non sarebbe più sottoposta alle continue rimostranze degli utenti.
Oltre alla SAAR lei presiede anche la Costa Edutainment. Al di là dell’impegno e dei profitti: a quale dei due – diversissimi – ambiti di attività si sente più legato?
Alla SAAR tengo moltissimo, devo ad essa il mio rientro a Genova, ma non è tutto qui: con i miei collaboratori ho rapporti ottimi e dall’inizio dell’attività ad oggi siamo cresciuti tantissimo, abbiamo più che raddoppiato il numero dei dipendenti. La vicinanza di tutti loro mi dà carica e passione. Con la Costa Edutainment ho seguito quella che era la mia predilezione fin da ragazzo verso le mostre ed i musei cercando di farli diventare più aperti verso il pubblico, più partecipativi. Questo è il mio impegno quotidiano che si estende anche a tutto il polo museale fiorentino, nei musei vaticani e nel Duomo di Siena.
Occupandomi di porto non potevo “sfuggire” al vulcanico direttore Gloria Camurati né ad Ignazio Messina, che con grande passione presiede l’associazione. E con la mia attività negli acquari riesco facilmente a coinvolgere i bambini. Con il Porto dei piccoli e con la Unitalsi, portiamo i bambini che sono al Gaslini in visita all’acquario due volte al mese, con visite molto specializzate, dedicate a loro. Mi fa piacere mettere insieme varie associazioni perché credo molto nel lavoro di squadra e, questo, lo dimostro quotidianamente in ogni settore della mia attività.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
30 Dicembre 2015

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