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Autorità portuali ecco la bozza della riforma

ROMA – Si potrebbe anche dire, ironizzando un tantino: Habemus Papam. Perché dopo tanta attesa, sta circolando finalmente la bozza (o schema) del decreto legislativo sulla “riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione” delle Autorità portuali di cui alla legge 84/94.
[hidepost]Sia chiaro: è uno schema che dovrà adesso essere armonizzato tra i ministri Delrio e Madia e dovrà poi passare, come da legge dal Parlamento. Ma le linee adesso ci sono e sono chiare. Lo schema di decreto è di 20 pagine, ovviamente in burocratichese. Proviamo a sintetizzarle.

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LE AUTHORITY – Diventano Autorità di Sistema Portuale (AdSP) e saranno quattordici. Mar Ligure occidentale (Genova e Savona), Mar Ligure orientale (La Spezia e Carrara), Tirreno settentrionale (Livorno e Piombino), Tirreno Centrale (Civitavecchia), Tirreno centro-meridionale (Napoli e Salerno), Tirreno meridionale (Gioia Tauro), Mar di Sardegna (Cagliari ed Olbia), Sicilia settentrionale (Palermo), Sicilia orientale e stretto di Messina (Messina, Catania e Augusta), Adriatico meridionale e Ionio (Bari, Brindisi, Manfredonia e Taranto), Adriatico centrale (Ancona), Adriatico centro-settentrionale (Ravenna), Adriatico settentrionale (Venezia), Adriatico orientale (Trieste).
I VERTICI – Ogni AdSP avrà un presidente, nominato dal ministro con durata di 3 anni, rinnovabile una sola volta. Avrà inoltre un comitato di gestione (Cg), un segretario generale e un collegio dei revisori.
Il presidente è nominato “sentito il presidente o i presidenti delle Regioni” scelto tra i soggetti aventi “comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”. Il presidente ha ampi poteri, propone il segretario generale, nomina – sentito il Cg – i direttori delle direzioni di scalo portuale (i porti cioè accorpati che non sono sedi della Authority centrale), amministra i beni del demanio marittimo, promuove l’istituzione dell’associazione del lavoro portuale (art. 17) e riferisce direttamente ogni anno sull’attività al ministro delle Infrastrutture e Trasporti con apposita relazione.
COMITATO DI GESTIONE – Sostituisce i comitati portuali ed è composto dal presidente, da un rappresentante della Regione (o Regioni), un rappresentante di sindaco di città metropolitana se inclusa nel territorio, un rappresentante di ciascun sindaco di ciascuno dei comuni ex sede di Autorità portuale, un rappresentante dell’Autorità marittima (Capitaneria). Si riunisce di norma ogni due mesi.
TAVOLO DI PARTENARIATO – E’ istituito (art. 11.bis) presso ciascuna Autorità un “tavolo di partenariato della risorsa mare” composto dal presidente, dal comandante del porto, dalle associazioni datoriali e sindacali: con compiti consultivi sull’adozione del piano regolatore portuale, del PO, dei livelli di servizi, sul progetto di bilanci preventivo e consultivo.
PORTI NON SEDE ADSP – I porti accorpati, non sede di Authority, hanno un direttore nominato dal presidente con durata di 3 anni e una commissione consultiva composta da sei rappresentanti delle imprese e sei delle categorie imprenditoriali, designati dalle organizzazioni nazionali. La commissione è presieduta dal comandante del porto.
SPORTELLO UNICO CONTROLLI – Presso l’Agenzia delle Dogane è istituito uno sportello unico dei controlli competente per tutti gli adempimenti connessi all’entrata/uscita delle merci. Con decreto del presidente del consiglio di concerto con i ministri sono individuate le risorse umane, strumentali e finanziarie per il suo funzionamento.
PUNTI FRANCHI – Con l’art. 6 comma 10 “è fatta salva la disciplina vigente per i punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste nonché per i punti franchi esistenti in altri ambiti portuali. Il ministro stabilisce l’organizzazione amministrativa per la gestione di detti punti.
VERIFICA DOPO 2 ANNI – Decorsi due anni dall’entrata in vigore del decreto del presidente del consiglio, possono essere modificate le AdSP, valutati i volumi sviluppati dei passeggeri e delle merci con eventuale soppressione delle stesse AdSP se non raggiungono i parametri minimi di movimento stabiliti dal ministero, accorpandole ad altre dell’area.

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Da questa sintesi, ovviamente incompleta, dello schema di decreto, sembra di capire che la trasformazione delle Autorità portuali attuali non sarà né semplice né rapidissima. Ma almeno le linee generali sono state dettate, ed alcuni degli indirizzi di cui tanto si è parlato – riduzione delle Autorità, autonomia gestionale e finanziaria, facoltà di raccordarsi con retroporti e interporti, figura di enti “pubblici non economici a ordinamento speciale”- sono stati mantenuti. Si apre adesso la discussione. Con le immancabili resistenze.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
2 Dicembre 2015

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