La flotta italiana riprende a crescere e trascina anche in alto l’occupazione
L’orgogliosa riaffermazione del presidente Grimaldi sul valore dell’armamento per l’economia nazionale – Il gigantismo navale, i nuovi carburanti puliti e la spinta alla ripresa

Emanuele Grimaldi
ROMA – C’è stato, ben sottolineato, l’orgoglio dell’armamento italiano che malgrado la crisi mondiale ha invertito la tendenza al calo ed anzi ha rilanciato. Ci sono stati, nel pomeriggio con le relazioni dalla Bocconi e D’Appolonia (Rina) – ma anche durante la mattinata nei vari “focus” – i richiami alla rilevanza socio-economica dei servizi di trasporto a corto raggio. C’è stata la significativa sottolineatura dell’importanza del fattore logistica-mare da parte di ben due ministeri, con analisi di Roberta Pinotti per la difesa (quanto vale l’industria militare marittima per le imprese italiane non solo cantieristiche) e Graziano Delrio per le infrastrutture e trasporti.
[hidepost]Un’assemblea come sempre molto partecipata, quella di due giorni fa per Confitarma a Roma Eventi, con il presidente Emanuele Grimaldi che ha ribadito l’attenzione degli imprenditori dell’armamento a tutte le riforme in atto nel Paese: da quelle fatte (job act) a quelle in fieri, prima di tutta la riforma portuale. E con una significativa partecipazione di presidenti e commissari straordinari delle Autorità portuali.
Grimaldi ha ricordato quello che l’armamento italiano sta facendo per difendere il proprio ruolo per l’economia ma anche per il prestigio della bandiera: tra i tanti dati, colpisce quello delle 600 mila tonnellate di stazza di nuovo naviglio che stanno per entrare nella flotta nazionale o sono appena entrate. Una flotta da 17 milioni di tonnellate che ha invertito la tendenza degli anni passati a diminuire: ma prima di tutto che sta registrando uno dei maggiori rinnovamenti della sua storia, grazie a “unità giovani, tecnologicamente avanzate, con grande rispetto anche per l’ambiente”. La sottolineatura dell’importanza del registro internazionale italiano, come scriviamo a parte, è uno degli elementi cardine per l’armamento.
In tempi come gli attuali – ha detto ancora Grimaldi – dove il fattore occupazione rimane tra i più critici, la crescita della flotta di bandiera si riflette anche sull’aumento degli occupati, sia a bordo che nei servizi. Dai 30 mila occupati complessivi del 1998, il comparto registra oggi – ha sottolineato il presidente di Confitarma – oltre 61 mila addetti diretti più altri 100 mila nell’indotto. C’è un rapporto significativo tra posti di lavoro a bordo e a terra: ogni 5 imbarcati, c’è un lavoratore a terra. Un altro elemento che fa riflettere è quello relativo al rapporto sulle nostre navi tra marittimi europei (italiani compresi) e non europei. Siamo a 23.120 europei contro 15.870 extra-europei: e questi ultimi vengono spesso a coprire professionalità che in Italia si stenta a perfezionare, senza considerare il comparto crociere dove la componente nei servizi è almeno alla pari tra europei e non.
A margine dell’assemblea, le considerazioni sull’attuale contingenza relativa ai noli bassi nel settore dei containers, alle nuove tecnologie sui carburanti “puliti” con l’avanzata del GNL, al gigantismo nel comparto containers con le ricadute sui porti, non solo italiani. Nella sostanza, ne è emerso il quadro di un comparto vitale, con le preoccupazioni e i “freni” che fanno parte del sistema Italia ma anche con l’orgoglio di aver fatto e di continuare a fare il meglio su un “Mare Nostrum” che oggi è prima di tutto un mare di sfide.
A.F.
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