Dalla Genoa Shipping Week il sistema-porti italiano ideale
Focus sulla velocizzazione delle merci, sulle strutture informatiche, sulle innovazioni “verdi” e sulla sicurezza del lavoro
GENOVA – In tempi di grandi cambiamenti annunciati nell’economia sia europea che mondiale – comprese le tempeste cinesi di cui tanto si parla – e di messa a punto dei programmi europei ed italiani sulle reti logistiche e sui nuovi regolamenti, il consuntivo della “Genoa Shipping Week” che si è sviluppata per tutta la settimana richiederà tempi lunghi sia di metabolizzazione che di analisi.
Significativo che la GSW non abbia deluso come partecipazione, come argomenti trattati e anche come conferenze tematiche specifiche, sia sull’innovazione tecnologia sia sulla safety, sia in particolare sugli “smart ports”, ovvero su quei corridoi logistici europei e le loro caratteristiche oggi al centro di tutte le iniziative, i confronti e anche gli scontri a livello di sistemi.
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Sui nuovi mercati e le opportunità offerte dalla (tormentata) sponda sud del Mediterraneo un messaggio positivo è arrivato dalla sessione di ieri con il Marocco come paese ospite, che ovviamente ha fatto perno delle sue offerte sui grandi terminal di Tanger 1 e 2.
Come riferiamo a parte, della settimana hanno fatto idealmente parte anche il convegno di Milano come riscoperta del tessuto produttivo lombardo del porto di Genova e la originale mostra in piazza de Ferraris nei containers, che ha visto molte importanti imprese (tra cui la livornese Sogese) presentarsi agli operatori ma anche ai cittadini indifferenziati con servizi e caratteristiche tecniche.
Tecnologie portuali e dello shipping, innovazioni “verdi” sia sulla portualità che sulla propulsione marittima (con il piano nazionale del GNL nei trasporti), sicurezza nel lavoro portuale e in quello sulle navi e dei marittimi – riferiamo a parte con il servizio della nostra inviata Cinzia Garofoli – sono stati temi caldi. E lo sono stati specialmente quelli sulle linee di sviluppo degli “smart ports”: ovvero di come l’Europa del sud si prepara a velocizzare i transiti delle merci attraverso le proprie banchine, sviluppando al meglio tecniche già in atto come il pre-clearing, gli “sportelli unici”, i corridoi doganali dedicati (che qualche mugugno hanno sollevato e continuano a sollevare), le innovazioni che un’Agenzia delle dogane effettivamente molto lanciata sta varando o ha già varato. In questo quadro generale, complesso ed articolato, sono calate le conclusioni del direttore generale dei porti Enrico Pujia giovedì scorso, quando ha ricordato che la prossima riforma della portualità nazionale non guarda solo alle infrastrutture materiali ma anche alle info-strutture, che considererà i porti strategici non come gates ma come elementi centrali di sistemi logistici allargati, che il governo considera importante la funzione degli operatori e delle loro associazioni per concorrere al miglioramento globale dei sistemi stessi, e infine che siamo alla rifondazione della logistica nazionale sulla base di quella efficienza operativa al servizio delle merci che tutto il mondo ormai persegue. Tante buone intenzioni – si può concludere – nella speranza che la montagna non partorisca il (solito) topolino.
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