Il barile “navale” a costo di saldo non rallenta un futuro con il GNL
I costruttori dei motori sono ormai tecnologicamente in grado di fornire apparati “dual” ma anche “single” a gas liquefatto – Il problema delle stazioni di rifornimento nei porti italiani
LONDRA – Quali conseguenze ha, proprio di questi tempi, la caduta del prezzo del barile di greggio sulla politica internazionale di abbattimento delle emissioni dannose all’ambiente?
[hidepost]La recente presa di posizione del presidente degli Usa Barak Obama, con la formale promessa di un drastico abbattimento delle emissioni da idrocarburi, è all’esame degli analisti internazionali dello shipping, dove sta rallentando di colpo tutta la pressione degli armatori per nuove rimotorizzazioni a gas naturale liquefatto, fino all’anno scorso in progetto per l’appuntamento del 2020 sui mari del nord.
Da Londra, un settore importante dello shipping internazionale ritiene che anche con il costo attuale del fuel è importante non rallentare la ricerca per le motorizzazioni ibride (GNL e nafta) perché il barile tornerà a crescere non appena riprenderanno i consumi dei paesi in via di sviluppo e saranno sanati i deficit che hanno spinto i paesi produttori e non rallentare il flusso verso il mercato. Tecnologicamente parlando, i principali produttori di motori navali – a partire dalla Rolls Royce e da Wartsila – sono già in grado di fornire apparati perfettamente funzionanti con il gas naturale liquefatto: e analogamente i costruttori degli speciali serbatoi criogeni hanno tecnologie “mature”. Il problema rimane per quanto riguarda la rete dei distributori di GNL in banchina, anche se il ritardo riguarda in particolare l’Italia e il Nord Africa, mentre nel Mediterraneo la Francia e la Spagna si stanno rapidamente attrezzando.
In conclusione l’analisi in corso a Londra conferma che il basso costo del fuel tradizionale navale potrà forse rallentare provvisoriamente ma non certo modificare la tendenza a usare gas naturale liquefatto per la motorizzazione navale, anche su pressione di quella politica internazionale sull’ambiente che il presidente Obama ha fatto propria di recente.
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