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Quali scelte per l’interporto di Guasticce

LIVORNO – La logistica, ovvero l’arte della tuttologia: dove pare si arroghi il diritto di considerarsi esperto anche chi ha visto soltanto passare un treno merci davanti alla sua agenzia immobiliare (un esempio a caso).
[hidepost]Il problema è che per anni si è considerato l’interporto Vespucci di Guasticce, alle spalle del porto di Livorno, una grande opportunità per la logistica toscana, salvo verificare di volta in volta, e sempre a spese pubbliche, che i sogni sono diversi dalla realtà. I coraggiosi privati che si sono fatti convincere a istallarsi al Vespucci hanno trovato in generale amministratori disponibili e strutture accettabili, ma anche costi alti (recentemente rinegoziati a scendere) e specialmente nessuna certezza su un radioso futuro. Salvo la recente formulazione di una strategia da retroporto che, sposata dal presidente della Regione Enrico Rossi con molta enfasi (anche pre-elettorale) è stata immediatamente sposata dall’Autorità portuale di Giuliano Gallanti e Massimo Provinciali e dalla Camera di Commercio di Sergio Costalli. Come controprova della generale credibilità della “mission” da retroporto, gli enti pisani – a cominciare dal Comune e dalla SAT aeroportuale – si sono chiamati fuori dichiarandosi non interessati.

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Siamo arrivati, con questa lunga (e forse noiosa) premessa, ai tempi d’oggi. Dell’assemblea di due settimane fa, che ha visto abortire il “governicchio” messo su in fretta e furia da qualche funzionario, abbiamo già riferito. Adesso il presidente uscente, Federico Barbera, ha convocato per lunedì 27 luglio il neo eletto consiglio direttivo perché nel pasticciaccio già detto non si è riusciti ad esprimere il nuovo vertice. Erano stati proposti, a quello che si è saputo, due esperti immobiliaristi: il pisano Giovandomenico Caridi come presidente, la veneta Adriana Manaresi come amministratore delegato. E’ finita con la bocciatura del primo, che non è nemmeno entrato nel consiglio, e nel recupero della seconda, parcheggiata per il momento nel consiglio. La rielezione del bravo ex amministratore delegato Dino Fulceri (che avrebbe preferito tirarsi fuori) fa pensare che gli toccherà tornare a bere l’amaro calice, almeno fino a settembre (quando sarà rifatto lo statuto e probabilmente anche il consiglio eletto l’altro ieri). Nella riunione di lunedì 27 dovranno essere eletti il presidente, il suo vice e ufficializzata la carica di amministratore delegato a Fulceri. Forse.

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Intorno alla nomina del presidente e del vice gira, secondo gli osservatori più smaliziati, l’indicazione della vera futura “mission” del Vespucci. Da quello che si sente dire, l’Autorità portuale di Livorno e la Camera di Commercio sono decise a supportare (o sopportare) un vertice che sia chiaramente legato alla logistica portuale. Altrimenti? Gallanti avrebbe detto, nell’assemblea, che se così non sarà l’Autorità portuale è pronta ad uscire dalla società: un’affermazione dura e coraggiosa, specie in un momento in cui Gallanti è solo commissario del porto, e la sua (ambita) rielezione a riforma varata passerebbe anche attraverso un non “niet” della Regione. Può voler dire che Gallanti sfida Rossi, il “renzismo” e la possibile immobiliarizzazione del futuro del Vespucci anche a costo di alienarsi Rossi per il suo futuro? Non lo so, non ho la sfera di cristallo: ma se così fosse, tanto di cappello al presidente genovese che sembra l’unico o quasi a difendere il porto di Livorno e la livornesità del retroporto. Nel silenzio clamoroso del Comune di Livorno – che pure è tra gli azionisti del Vespucci – davvero la dura posizione del genovese Gallanti e del romano Provinciali ci fa ben sperare.

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Come finirà lunedì 27 per la nomina dei vertici? Si ipotizza una situazione di passaggio, con alla presidenza un funzionario della Regione (Rocco Guido Nastasi?) e alla vicepresidenza, per tranquillizzare un po’ l’Authority, Massimo Provinciali, mentre come amministratore delegato rimarrebbe il rassegnato Dino Fulceri. Sbattendo la porta nell’andarsene, Federico Barbera ha già messo in guardia il porto: saranno le Idi di settembre a decidere davvero. Speriamo che si sbagli e che l’ex antica palude possa davvero diventare il retroporto dell’atteso sistema logistico Livorno-Piombino. Anche vendendone qualche pezzo, anche imbarcando qualche nuovo grande azionista (perché le nozze non si fanno con i fichi secchi e sul pubblico ormai siamo agli sgoccioli). Ma salvandone la “mission”. O ci illudiamo?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
22 Luglio 2015

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