LIBRI RICEVUTI
Enrico Campanella
“i Segreti di Giuliano Garfagnoli”
(Edizioni del Boccale)
Non è recentissimo, eppure questo bel libro del Campamella – edito nel 2006 in ricca veste tipografica – torna di attualità proprio nei giorni in cui l’autore, appassionato cultore del restauro nautico ma anche facondo scrittore di barche e di navi, sta per presentarsi al Propeller di lunedì prossimo a Livorno con il suo ultimo impegno di scrittore, la storia romanzata ma nemmeno troppo, dell’incrociatore “Tasckhent”.
Intanto un dettaglio importante: nel titolo del libro, che è dedicato a colui che fu uno dei più geniali e nello stesso tempo modesti costruttori di piccole barche di legno cioè Giuliano Garfagnoli, i Segreti hanno la S maiuscola. Solo un dettaglio? Tutt’altro: perchè l’intera opera di Campanella, 230 pagine ricche anche di foto storiche e di disegni tecnici, entra anche nel dettaglio delle costruzioni del cantiere artigiano, fino al racconto del trionfo dell’“Eliana III”, il 9 metri progetto di Aldo Renai che è considerato l’opera migliore e più matura del cantiere d’Antignano.
[hidepost]Il tutto, intrecciandosi anche alla storia del cantiere navale Orlando – che ritroveremo poi nel libro sul Taskchent – perché i segreti della costruzione navale sono alla fine simili sia per gli splendidi gozzi a vela dei Garfagnoli, sia per gli scafi allora quasi rivoluzionari del cantiere navale a suo tempo supportato anche da Giuseppe Garibaldi e poi creatura quasi di famiglia di Costanzo Ciano durante il ventennio. A chiunque ami le belle barche di legno costruite ad arte, consiglio vivamente di leggere – e di metabolizzare – il capitolo “dell’imbastire”, dove lo scrupolo dell’autore premette di non voler mitizzare un metodo di lavoro, ma testimonia poi come di passo in passo sono nati capolavori che oggi risultano impossibili non solo da riprodurre, ma anche da concepire.
Mauro Bartolini
“Ci vorrebbe un ingegnere vero”
(Innocenti editore)
Può sembrare, a prima vista, il libro di un’azienda: l’Eurovinil di Grosseto, che ha fatto per decenni l’apripista europeo per i gonfiabili da spiaggia e da pubblicità (anche con le celebri serie dei pupazzi di Walt Disney) e per quasi vent’anni la storia dei gommoni da famiglia, con gli EV da 3,20 metri a 4,20 metri considerati come la Fiat 600 del mare. Invece più che dell’azienda – peraltro tratteggiata dalla sua travolgente genesi alla purtroppo amara fine dopo il passaggio a una multinazionale inglese – questo libro racconta la storia della sua gente: di centinaia e centinaia di dipendenti che nella gestione patriarcale eppure geniale dei due “inventori” e titolari, Maro Scardigli e Franco Giachi, seppero creare da niente una fabbrica che dette il filo da torcere anche alla mitica Zodiac francese, insegnò l’arte ai giapponesi e ai coreani, e specialmente seppe creare uno “spirito di corpo” che proprio dal libro traspare non solo immutato, ma anche pieno di immutato affetto e rispetto per i fondatori. Che sono stati, alla fine della saga, travolti solo dalla mancanza degli adeguati capitali in tempi in cui le grandi aziende “famigliari” tutte si trovarono di fronte a una globalizzazione selvaggia, dove il genio personale, l’impegno anche stoico e la dedizione all’idea non bastarono più.
Storia di uomini dunque, ma anche e specialmente di donne. Perchè il personale dell’Eurovinil era costituito per la forte maggioranza da donne: ragazze delle campagne vicine, spesso reclutate con il passaparola tra amiche, ma che alla prova dei fatti si dimostrarono non solo intelligenti e versatili, ma spesso anche geniali. E l’autore le descrive con affetto e rispetto, dedicando loro alcuni “cammei” di grande intensità, considerati i tempi nei quali di “quote rosa” non si sognava nemmeno. Come sono ricordati con rispetto ed affetto i due creatori dell’azienda: il vulcanico, dittatoriale ma geniale e umanissimo Maro Scardigli e il pacato, riflessivo e altrettanto umano ingegner Franco Giachi (è sua la battuta del titolo del libro: perché da ingegnere edile ogni tanto si trovava fuori posto nelle sempre più complesse vicende progettuali di un’azienda perennemente in corsa con le tecnologie della saldatura elettronica ad alta frequenza). Completano il libro una seria e approfondita analisi antropologica di Paolo Nardini e una eccezionale galleria fotografica di volti, di realizzazioni e di progetti. Insomma, un mondo, sia pure alla fine di quel mondo.
Antonio Fulvi
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