Logistica innovativa e porti il futuro che è già cominciato
L’iniziativa dell’associazione “Caffè della Scienza” con l’Autorità portuale e l’interporto Vespucci – Quando le merci viaggeranno da sole grazie ai chip e al Gps

Nella foto: (da sinistra) Federico Barbera, Massimo Provinciali e Claudio Pucciani.
LIVORNO – La logistica innovativa per la competitività di sistema. Un tema attualissimo, da far tremare le vene ai polsi per la complessità e per gli scenari che apre a tutti i livelli. E così è stato, nella tavola rotonda in Fortezza Vecchia, organizzata dall’associazione Caffè della Scienza con il contributo di Autorità portuale, interporto Vespucci e Comune. Il tema introdotto da Franco Turini, direttore del dipartimento d’informatica dell’università di Pisa, si è sviluppato con una specie di “summa” fatta da Claudio Pucciani, vicepresidente dell’associazione Caffè della Scienza ed è entrato poi nel vivo con Emiliano Carnieri, già dirigente del settore porti della Provincia ed oggi in Regione Toscana, direzione infrastrutture e mobilità.
[hidepost]Carnieri ha ricordato che l’informatica nei processi della logistica conta ormai quanto le infrastrutture materiali, come le banchine e le gru nei porti. Anzi, già oggi conta un po’ di più. E riallacciandosi anche a quanto presentato da Turini e Pucciani, ha detto che i progetti europei già gestiti dalla Provincia prevedono che domani sarà la regina incontrastata del trasporto delle merci, perché ne determinerà tempi veloci, sicurezza di controlli, garanzia di intangibilità e – nel giro di una decina d’anni – anche intelligenza delle merci stesse che saranno in grado di autogestirsi dalla partenza alla destinazione. Bisogna correre su questo filone ha ricordato Carnieri, inserendosi con progetti condivisi non solo dalle istituzioni ma anche dal mondo dei trasporti nel coacervo dei bandi europei che propongono finanziamenti milionari per le start-up proiettate nel prossimo futuro. E guai, ovviamente, a proseguire con una certa realtà in cui ogni comparto della logistica italiana ha la sua piattaforma informatica che però non è capace di colloquiare con le altre.
Non tutto, per fortuna, è caos. Come ha riferito il segretario generale dell’Autorità portuale Massimo Provinciali, il porto di Livorno è in alcuni campi all’avanguardia: non solo perché l’informatizzazione è a buon livello con il TPCS (Tuscany Port Control System) che consente di sdoganare le merci quando ancora sono sulla nave che le trasporta verso il nostro scalo (pre-clearing) ma anche e specialmente perché a differenza di quanto avviene quasi ovunque, i sistemi informatici delle varie istituzioni e anche degli operatori sono in grado di colloquiare tra loro: insomma, s’intendono e si integrano tra Capitaneria e Dogana, tra Authority e operatori. E lo stesso avviene tra porto e interporto Vespucci, oggi davvero in procinto di diventare quel terminale della “banchina lunga” da sempre ipotizzato. Il punto è stato fatto – ha ricordato Provinciali – anche di recente con il “Port Innovation Day” che ha visto la collaborazione anche del cluster scientifico, dal Sant’Anna in giù. Sembra poco? Tutt’altro, perché uno dei problemi del comparto logistico è che quasi sempre tutte le componenti hanno una loro piattaforma informatica, ma è difficile che riescano a interconnettersi; per cui siamo alla babele delle lingue sul web, il che in sostanza è come rimanere ai foglietti e ai moduli cartacei.
Dibattito acceso, molte tesi a confronto e anche qualche richiamo preoccupato. Come quelli di Federico Barbera, presidente dell’interporto Vespucci, che richiamandosi alla sua esperienza su altri scali europei, ha ricordato che la tecnologia sta correndo a velocità spesso sottovalutate: per cui in scali concorrenti ai nostri i fork-lift e i carrelli di piazzale non hanno più il guidatore, e come le gru di banchina sono gestite in “remote” da un grande computer. Le nostre Paceco in Darsena Toscana – ha ricordato Barbera – hanno vent’anni e la loro tecnologia è da questo punto di vista preistorica. Che Livorno si svegli, è il monito.
Anche perché – ha ricordato Barbera – Livorno è nella più felice posizione geografica tra i porti italiani, ha aree libere alle spalle, ha un retroporto – il “Vespucci” che grazie ai progetti dello scavalco ferroviario e della “banchina lunga” offre potenzialità enormi; ed infine è entrato nell’ottica degli investimenti e dell’interesse concreto della Regione Toscana grazie al personale impegno del neo-riconfermato governatore Enrico Rossi. Tutte potenzialità – ha concluso il presidente del Vespucci – che ben sfruttate con l’innovazione che la tecnologia informatica oggi offre potranno davvero portare a un rilancio sostanziale; purché la comunità portuale sappia operare con una spinta unitaria e sappia presentare – ha sottolineato con ironia – “un certificato di essere in vita”.
Il dibattito, prolungatosi fino a tarda ora, ha confermato le enormi possibilità che gli sviluppi della robotica e dell’informatica possono fornire alla logistica portuale e non solo. Il quadro: tra meno di vent’anni le merci dialogheranno tra di loro con appositi chip, si sdoganeranno da sole, troveranno grazie ai Gps incorporati i magazzini di destinazione e nei porti la manodopera umana sarà probabilmente una frazione di quella di oggi. Fantascienza? Può anche darsi: ma per gli appassionati del genere, molte delle fantasie che leggevano vent’anni fa nei romanzi di Asimov oggi sono state già superate dalla realtà.
A.F.
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