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Imprese marittime parlano i giovani

Dibattito acceso sui temi dell’innovazione e l’efficienza

NAPOLI – Si è appena tenuto presso il Polo dello Shipping il terzo appuntamento del 2015 di YoungShip Italia che, insieme al Gruppo Giovani del Propeller Club di Napoli, ha organizzato il convegno intitolato “Innovazione ed efficienza delle imprese marittime: la parola ai giovani”.
I relatori – Alberto Portolano, Lorenzo Matacena, Mario Esposito, Biagio Pugliese e Andrea Poliseno come moderatore – hanno affrontato il delicato tema delle innovazioni tecnologiche del “sistema nave” dovute anche all’entrata in vigore di normative internazionali sempre più stringenti in tema prevenzione dell’inquinamento marino ed ambientale.
[hidepost]Sono le nuove tecnologie lo strumento per migliorare l’efficienza delle imprese marittime? A questa domanda hanno cercato di rispondere gli esperti rappresentanti di vari settori dell’economia marittima portando nell’incontro la loro esperienza ed alcune case history. La flotta Caronte & Tourist che collega la Sicilia al continente e alle isole è in procinto di ordinare due nuove navi specificamente progettate per un’alta efficienza energetica ed economica, e predisposte per propulsori a GNL.
“I motori dual fuel – ha spiegato Lorenzo Matacena, amministratore della Caronte & Tourist – potranno essere installati solo se sarà disponibile GNL ma attualmente nel Mediterraneo l’erogazione di GNL per bunkeraggio è inesistente. C&T – ha proseguito Matacena – intende promuovere la realizzazione di una filiera GNL che garantisca alle nuove navi un rifornimento affidabile ad un prezzo inferiore al MDO. “Intendiamo ad esempio creare a Messina una piattaforma per il conferimento di GNL per uso terrestre per rifornire il trasporto pesante da e verso Salerno, permettendogli di raggiungere tutta la Sicilia. Abbiamo presentato un progetto tutto italiano per realizzare a Gela la filiera per l’autoproduzione di GNL. La scelta di Gela non è causale perché dista poche centinaia di km dai pozzi libici gestiti da ENI ai quali è collegata dal gasdotto Greenstream ENI/SNAM. Fra l’altro a Gela sono già disponibili aree e infrastrutture della Raffineria ENI”.
Anche Alberto Portolano, Naval Architect of Energy Saving Dpt di Grimaldi Group, ha portato l’esperienza del gruppo partenopeo che detiene una flotta di oltre cento navi. Portolano ha illustrato le diverse soluzioni adottate quali l’utilizzo di marine gas oil (MGO), ultra low low sulphur fuel oil, LNG, Methanol, HFO + Scrubber di diversi tipi: open loop (alkalinity acqua mare), closed loop (soda caustica o idrossido di calcio), hybrid (entrambe le soluzioni), dry (caustic lime CaOH2).
“Gli scrubber ordinati e installati – ha ricordato Portolano – sono circa 300, quindi 2-3 volte superiori alle conversioni/nuove costruzioni ad LNG. Comunque sia ad oggi la maggior parte delle navi utilizzano l’MGO per soddisfare il requisito dello 0.1% in aree SECA, considerando che circa 14.000 navi all’anno visitano le aree SECA di cui circa 2.300 sono utilizzate al 100% solo in queste acque. L’impianto scrubber è sicuramente una soluzione di medio-lungo termine valida per navi esistenti o nuove ma, allo stesso tempo, non è esente da problematiche gestionali, tecniche e soprattutto vincolato a normative locali sui criteri di scarico delle acque di lavaggio, che ne rendono difficile la scelta della tipologia.”
Biagio Pugliese, capo ispettorato del Rina di Napoli, dopo aver spiegato come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua hanno conseguenze disastrose su tutto l’ecosistema marino, ha fatto riferimento ai codici internazionali come Marpol, ricordando che l’utilizzo di LNG garantirebbe minori emissioni CO2 rispetto al gasolio (-30%), alla benzina (-25%) e al GPL (-16%). Sarebbero anche minori le emissioni di NOx rispetto a benzina (-80%), gasolio e GPL (-50%). Trascurabili i residui nelle emissioni di carbonio, benzene e particolato, assente lo zolfo.
Mario Esposito, presidente del Gruppo Ormeggiatori e Barcaioli del Porto di Napoli, ha affrontato il tema del convegno da un punto di vista sociale guardando alle risorse umane ed alla sicurezza sia durante la navigazione che nei porti.
“La globalizzazione – ha concluso Esposito – è stata favorita dall’enorme riduzione dei costi dei trasporti con l’introduzione di nuove tecnologie e dall’abbattimento delle barriere che ha consentito una rapida circolazione internazionale di capitali, beni, servizi, conoscenze, generando, peraltro, quel fenomeno definito delocalizzazione. L’enorme sviluppo della containerizzazione e la costruzione di vettori marittimi sempre più grandi rischia di tagliare fuori il Mediterraneo dalle rotte internazionali. Sono necessari allora investimenti mirati, in una coerente visione di sistema sfruttando la favorevole posizione geografica dell’Italia per recuperare quei traffici, in particolare Nord – Sud, che potrebbero essere il futuro dei nostri porti”.

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Pubblicato il
29 Aprile 2015

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