Dura requisitoria da Assocad per i “corridoi logistici” doganali
La “risoluzione” annunciata dall’Agenzia produrrebbe disoccupazione sui porti ma nessun sostanziale vantaggio per la catena logistica

Giuseppe Benedetti
LIVORNO – In data 3 dicembre ho appreso – ci scrive il presidente dell’Associazione Nazionale Centri di Assistenza Doganale Giuseppe Benedetti – che l’Agenzia delle Dogane ha finalizzato un accordo con la società IKEA per l’attivazione di un corridoio controllato per l’inoltro di container dai porti italiani direttamente al nodo logistico di Piacenza dove saranno espletate le formalità doganali per l’importazione delle merci dirette a questa Società.
“E’ stato anche precisato che dopo una prima fase operativa a partire dal 31 marzo 2015 saranno attivati altri “corridoi logistici” per permettere l’espletamento delle formalità d’importazione presso altre sedi dove operani altri importanti società commerciali.
[hidepost]“E’ una rivoluzione a 360 gradi – sottolinea Benedetti – che sconvolge l’attuale tessuto logistico nazionale e che produrrà diminuzione delle attività inerenti la movimentazione delle merci nei porti con la conseguenza di disoccupazione tra i lavoratori impiegati in queste attività. Tutto questo si dice porterà vantaggi economici per la maggiore velocità delle merci in quanto risulterebbe che la sosta nei porti si protarrebbe per 10/15 giorni.
“Se effettivamente fosse questa la situazione non ci sarebbe niente da eccepire – afferma Benedetti – anzi dovremo ringraziare per questo cambiamento; ma non è così.
“Infatti da un’indagine effettuata presso i Centro di Assistenza Doganale che operano circa l’80% delle merci in importazione-esportazione presso le Dogane italiane, inviata in data 18.04.2014 all’Agenzia delle Dogane a Roma, risulta che la sosta in attesa dell’espletamento delle operazioni doganali nei porti è di: 10 muniti per “canale verde” – massimo 1 giorno per “controllo documentale” e 2 giorni per “visita merci”. Tempistica “normale” di un serio controllo amministrativo che deve effettuarsi presso anche le Dogane interne.
“Inoltre esiste già la possibilità, ed è possibile, “sdoganare” presso le Dogane interne con emissione di un documento di transito “mod. T1, previsto, anzi obbligatorio, dall’art. 351-352 del Reg. 2454/93; quindi nel caso dell’accordo si verrebbe meno all’osservanza della normativa comunitaria, e questo non è consentito.
“Ma soprattutto questa procedura carica la merce di ulteriori costi per effettuare le attività di controllo, ai fini della tutela doganale, durante il trasferimento delle merci dal porto, costi sicuramente superiori a quelli minimi che la procedura del documento doganale T1 comporta. Non a caso, infatti, i porti del Nord Europa, da sempre portati ad esempio di efficienza ed economicità, utilizzando il documeto T1 (veloce, economico da qualche anno completamente informatizzata) per spostare le merci dai porti ai centri logistici.
“Ma allora quale – si chiede Benedetti – è l’interesse dell’attuazione di questo procedimento? Certamente non quello collettivo, ma solo di grandi gruppi imprenditoriali e lobbies di operatori che accentrerebbero così attraverso un contratto di trasporto unico fin dall’imbarco tutte le varie fasi della spedizione (nolo marittimo, operazioni di sbarco, magazzinaggi, trasporti ed operazioni doganali, ecc.) eliminando i lavoratori delle varie imprese ma non l’attività fisica da loro effettuata, concentrando così la redditività del loro lavoro solo nella propria sede. Mi meraviglio come tutte queste “innovazioni” siano considerate vantaggiose per l’economia proprio dei presidenti delle Autorità portuali di La Spezia e Genova che dovrebbero gestire le attività portuali preservando, anzi aumentando la loro potenzialità e non indebolendo gli stessi sistemi portuali.
“La loro preoccupazione quando è stata formulata questa proposta è stata che poteva venire loro meno l’1% del gettito IVA all’importazione delle merci dato che queste si sarebbero concretizzate alle Dogane interne, ma si sono attivati ed hanno ottenuto lo stesso riconoscimento considerando le stesse merci “in transito”.
“Quindi dire che non si sono attivati non è giusto perché i “loro sforzi” hanno avuto un altro risultato per loro più importante! E’ questo il lungimirante contributo che le Autorità portuali concretizzano per lo sviluppo della movimentazione delle merci? Sarebbe opportuno che i ministeri addetti alle attività portuali – chiede Benedetti – facessero un’approfondita riflessione per constatare che la “nascita” di questo provvedimento è solo una richiesta di opportunità per i soliti soggetti che gravitano in tutti i settori dell’attività riuscendo ad ottenere specifici vantaggi, danneggiando il tessuto economico-sociale esistente.
“La più veloce movimentazione delle merci nei porti, aeroporti è “una scusa”. Abbiamo infatti l’attivazione del pre-clearing che consente lo sdoganamento della merce in viaggio, prima dell’arrivo della nave in porto; che necessità nasce dal dover compiere le formalità doganali nelle Dogane interne?
“Inoltre l’attivazione dello “sportello unico doganale” viene a perdere la sua valenza in quanto le merci soggette a visita sanitaria debbono obbligatoriamente essere controllate all’arrivo nei porti e aeroporti. L’indirizzo del Governo è la crescita e certamente non si realizza con la perdita di posti di lavoro.
“Se i rappresentanti politici ritengono di ascoltare anche la “base dei lavoratori” che hanno come principale prerogativa solo il lavoro e non altro, avremo senz’altro un risultato migliore.
“Noi lavoratori professionisti siamo a loro disposizione, non è più il tempo di ascoltare i “luminari della scienza” che indicano soluzioni si basate su indiscutibili principi che però “cozzano” con la realtà. La vita è fatta di cose concrete da realizzare e non solo di “belle parole”.
“La speranza si dice è l’ultima a morire – conclude Benedetti – e mi auguro che almeno si concretizzi nella lettura di quanto esposto”.
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