Livornese cittadino del mondo
LIVORNO – E’ stato anche spiritoso il presidente della Fondazione Piaggio ingegner Riccardo Costagliola. In apertura del convegno, lui presidente di una Fondazione d’area pisana, ha orgogliosamente rivendicato la sua livornesità.
[hidepost]Quella, ha specificato, di “livornese cittadino del mondo”, avendo trascorso trent’anni in aree tra le più logisticamente evolute della Terra a cominciare da Giappone e Cina. Ma di livornese che è tornato a Livorno, dove oggi abita: assaporando come tutti i livornesi veraci il libeccio del lungomare.
Buono il libeccio: meno buona la “parcellizzazione” tutta italiana dell’amministrazione pubblica, con gli infiniti passaggi di competenze in un’area come quella pisano-livornese (scusate: livornese-pisana) che vanta trecentomila abitanti: quando in Giappone in un’area analoga con venti milioni di persone le decisioni sulle infrastrutture e la logistica vengono prese da un’unica autorità. Sogni.
Costagliola, da uomo di profonda cultura e di larghe visioni, si è guardato bene dal dichiararsi esperto sui temi del convegno che ha coordinato. Ma ha ricordato ai livornesi che senza un coordinamento territoriale sulla logistica sia il porto che le sue aree industriali non possono andare lontani. Abbiamo giustificazioni storiche, certo: la “parcellizzazione” deriva anche da una geografia complicata e da un retaggio antico, che ha spinto le città quasi sempre in aree difficili, protette da mura o asserragliate sui picchi. Ma rimanere ancorati a questi criteri è distruttivo. Come è culturalmente arretrato ogni arroccarsi. Bisogna aprirsi alle comunicazioni, specialmente quelle su ferro – geografia permettendo – che sono il passaporto per una logistica moderna, così com’è richiesto dai porti. Morale: Livorno svegliati, te lo dice un livornese verace cittadino del mondo.
A.F.
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