Grimaldi a tutto campo sulla riforma portuale
Il presidente di Confitarma ritiene che la soluzione non sia tanto nell’accorpamento di alcune Authorities quanto nell’aumento della competitività e nella classificazione degli scali anche in base alle reti Ten-T; e in quanto agli “hub”, l’Italia ne ha già troppi

Emanuele Grimaldi
ELOUNDA (dal nostro inviato) – Era già stato chiaro esprimendosi nella sua veste di presidente di Confitarma ma nella conferenza stampa che è seguita alla 18ma Euromed Convention in Grecia Emanuele Grimaldi, rispondendo ai giornalisti di molte nazionalità sul panorama italiano, ha ulteriormente chiarito il suo pensiero sulla dibattuta proposta della riforma dei porti.
“Intanto bisogna capire di quale riforma parliamo – ha detto polemicamente – poiché ne abbiamo viste tante, troppe, che sono state attribuite al ministro Lupi ma magari erano del partito, o di una parte di esso, o di Assoporti. Il ministro Lupi si dovrebbe sedere – come ho già avuto modo di dirgli – ad un tavolo ed aprire una seria discussione con i suoi due unici interlocutori: Assoporti e Confitarma, recepirne le indicazioni e poi decidere quel che ritiene giusto.
[hidepost]”Di questioni aperte ce ne sono molte – ha detto ancora Grimaldi – ma ho grande stima del presidente di Assoporti Pasqualino Monti e sono sicuro che troveremo piena concordanza per rendere un buon servizio al Paese. C’è tanto da fare, questo è certo, e molte delle strade che sono state proposte non le approvo in quanto, tra l’altro, non sono efficaci per la spending review. Non è togliendo un’autorità portuale che si risolve il problema perché il porto rimane e deve comunque essere amministrato. Non è sicuro che si risparmi accorpando due autorità portuali mentre è certo il rischio di una riduzione di competitività a seguito della nascita di una sorta di monopolio di Stato. Temo quindi che ridurre senza opportuna riflessione rappresenti più un freno ed un’inibizione alla logistica che altro. Per quanto riguarda invece le infrastrutture sono allineato in pieno con Assoporti: data la mancanza di fondi e lo stato di emergenza del Paese gli investimenti devono essere mirati, utili all’utenza. Ad esempio: non si può pensare che per un nuovo traffico per il centrosud dell’Italia, poniamo di mezzo milione di contenitori, si realizzi un terminal per ogni porto di quell’area ovvero Salerno, Napoli e Civitavecchia; occorre piuttosto ottimizzare individuando la collocazione ideale di un gate unico per i tre scali”.
“Avere molti porti è sicuramente una ricchezza – ha continuato il presidente di Confitarma – ma dobbiamo fare una distinzione fra quelli che rivestono interesse nazionale e quelli di interesse regionale. Questi ultimi, più piccoli, devono avere una governance più snella. Il mio suggerimento è quello di individuare dei porti di interesse nazionale con requisiti minimi di traffici fra quelli collegati alle reti Ten-T”.
Alla richiesta di un suo giudizio in merito alla delocalizzazione industriale, Grimaldi ha espresso un parere favorevole per l’incremento che produce sui trasporti pur non dimenticando che dobbiamo fare i conti con una situazione non solo italiana ma mondiale; a questa dobbiamo adeguarci abbandonando la pretesa di concorrere nella produzione di merci economiche con altri paesi molto più commisurati; noi, al contrario, abbiamo costi di produzione troppo elevati quindi dobbiamo abbracciare di più la nostra vocazione al mercato del lusso.
E riguardo ai porti hub, prendendo spunto dalle attuali difficoltà che sta vivendo Taranto: “Bisogna guardare alla macroarea e renderci conto che già 5 porti hub nel Mediterraneo sono eccessivi; in Italia ce ne sono 3 e sono troppi”. Ed infine, relativamente ai tanti commissari che oggi vediamo, e non casualmente, al vertice delle autorità portuali: “La legge attuale per la nomina del presidente è molto complessa, anche sul fronte – ancora poco chiaro – del requisito della competenza. Ritengo in ogni caso che sia proprio la competenza ad essere il requisito più importante: quindi meglio un buon commissario capace che, al limite, un presidente frutto di un compromesso politico. Ma certamente la questione attende una risposta precisa dal punto di vista legislativo”.
Riguardo alle sollecitazioni da parte dei giornalisti sui futuri investimenti del Gruppo nel settore ferry in Italia Grimaldi prima è rimasto sulle generali ma poi ha risposto che senz’altro investire è il suo mestiere “ma prima bisogna fare e poi dichiarare” ed in ogni caso le priorità del Gruppo oggi sono altre; come ad esempio vendere o comprare la Hellenic Seaways o comprare la Polferries, la più grande compagnia di traghetti polacca.
Cinzia Garofoli
[/hidepost]