Riforma Pd? Avanti adagio quasi indietro
ROMA – E’ bene dircelo subito, prima di entrare sul merito: la proposta di riforma del PD alla legge 84/94, presentata l’altro giorno dal responsabile dei trasporti Debora Serracchiani, è meglio della “riformina” sulla quale hanno cincischiato per anni (!) in Senato Filippi (Pd) e Grillo (Pdl).
[hidepost]Un passo avanti dunque, del quale va ringraziato in particolare Marco Filippi, che ha cercato di infilare nel nuovo testo alcuni dei messaggi del ministro Lupi e altri del mondo della portualità.
Tutto ciò premesso, non sembra che sia stata completamente superata l’inconciliabilità tra testo Lupi e testo Serracchiani-Filippi-Meta. Qualche esempio: ci si aggancia alla mappatura delle reti trans-europee TEN-T, quando la stessa mappatura è ancora sub-judice al parlamento di Bruxelles, e ha subito (ma si ritiene che continuerà a subire) una serie di cambiamenti di direttrice sulla base di stiracchi più lobbistici che funzionali. Meglio di niente, d’accordo: ma bisogna tenerne conto. Altro esempio: viene aperta una porticina al partenariato pubblico-privato per le opere portuali, il che è un tardivo riconoscimento dell’ovvia incapacità della parte pubblica a finanziare le opere più importanti: ma poi si ricasca nel “vizietto” di sottoporre tutto alle Forche Caudine dei controlli regionali, senza spingere abbastanza – anzi, senza imporre – che le opere portuali importanti debbano essere preventivamente inserite in un piano nazionale, la tanto attesa e mai nata classificazione dei porti. Senza la quale si tornerebbe allo stato attuale, di una sovrabbondanza di aspirazioni per cui ogni porto vuol fare tutto in tutti i comparti, con una pletora di maxi-progetti che (come spesso ha sottolineato Confetra, ma non solo) evidenziano l’assurdo di una sovrabbondanza abnorme di offerta rispetto alla reale domanda del mercato. Basteranno le previste conferenze dei servizi locali a scongiurare il tutto? O l’invito alle varie autorità di un sistema logistico “a coordinarsi tra di loro”? E’ molto teorico e molto improbabile.
Molte altre sono le osservazioni che piovono dal mondo dello shipping, e avremo tempo e spazio per parlarne. Un’ultima chiosa: almeno per quello che si è letto del testo Serracchiani, non si risolve il dualismo tra Autorità marittima e Autorità portuale sui controlli. E per molti altri capitoli della proposta, si usa il “possono” o “potranno” invece dell’imperativo “devono”. Una svista soltanto? Perché dove esistono margini di discrezionalità, ecco che le leggi – lo abbiamo imparato da sempre – lasciano spazio alle mille uscite di sicurezza per chi non le vuole o non le sa applicare.
A.F.
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