Serracchiani e Filippi da Lupi per un compromesso sulla riforma
Si al taglio delle Autorità portuali (con l’elenco di quelle da cancellare), un nuovo piano nazionale degli scali come nodi logistici e più autonomia finanziaria con quote IVA

Debora Serracchiani
ROMA – Il Partito Democratico ha presentato ieri al ministro Maurizio Lupi la propria proposta di riforma del sistema portuale. All’incontro presso la sala conferenze di via S. Andrea delle Fratte erano stati invitati i rappresentanti del cluster marittimo “al fine di poter accogliere i contributi e raggiungere la massima condivisione su una riforma sempre più urgente della legge 84 del 1994, che permetta all’Italia di competere con gli altri Paesi”.
La proposta tende a trovare un compromesso tra la “linea Lupi” considerata troppo rivoluzionaria e la “riformina” elaborata in Senato e adesso ferma in commissione. I temi: riduzione del numero delle autorità portuali, revisione delle competenze e un nuovo piano nazionale strategico dei porti e della logistica sono i nodi centrali della proposta, che la responsabile infrastrutture e trasporti del PD e presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, e il capogruppo della Commissione Trasporti del Senato, Marco Filippi, hanno illustrato al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi.
[hidepost]Il provvedimento sul quale ha lavorato il Partito Democratico – hanno spiegato Serracchiani e Filippi – punta a favorire la crescita e lo sviluppo delle attività degli scali italiani, partendo dalla governance, che dovrà essere meno frammentata.
Parallelamente vanno garantiti un più accentuato ruolo del Governo centrale nel sistema portuale italiano, l’integrazione del sistema portuale italiano con la rete logistica, un sistema delle regole, con nuovi soggetti regolatori e una più opportuna classificazione portuale.
Riferendo che il progetto è già stato condiviso con i responsabili dei porti regionali, Serracchiani ha rilevato che la diminuzione delle Authority e una diversa classificazione vanno accompagnate da una autonomia finanziaria, con l’attribuzione di una quota dell’IVA dovuta sull’importazione delle merci, e dalle competenze sulla manutenzione ordinaria e straordinaria, a partire dagli indispensabili dragaggi.
Uno degli elementi su cui si è già scatenata la bagarre è la divisione tra Autorità portuali da confermare e da cancellare. Secondo le indiscrezioni che circondano l’incontro di ieri le Authorities destinate a scomparire – con accorpamenti a quelle superstiti vicine – sarebbero: Savona, Carrara, Piombino, Salerno, Cagliari, Nord Sardegna (Olbia), Messina, Catania, Augusta, Brindisi e Manfredonia. Rimarrebbero Trieste, Venezia, Ravenna, Ancona, Bari, Palermo, Gioia Tauro, Napoli, Civitavecchia, Livorno, La Spezia e Genova. Sempre di più di quelle 6/8 ipotizzate da Lupi. E ovviamente stanno già partendo le relative lobby, per cui si preannuncia battaglia senza esclusione di colpi.
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