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Genova super-nodo logistico

La proposta di Assagenti e Spediporto illustrata agli operatori in assemblea congiunta

Nella foto: (da sinistra) Gian Enzo Duci (Assagenti) e Maurizio Fasce (Spediporto) durante l’assemblea congiunta.

GENOVA – La Sala delle Grida del Palazzo della Borsa ha visto lunedì scorso per la prima volta due importanti associazioni genovesi, Assagenti e Spediporto, riunite in assemblea congiunta. L’evento, che può leggersi anche come un vero passo verso il tanto invocato “fare sistema”, è stato promosso dalle due categorie per portare una proposta concreta alla soluzione dei problemi che gravano sul porto della Lanterna e lanciarlo al livello dei maggiori porti nord europei sfruttando anche l’eccezionale opportunità offerta da Expo 2015.
Dopo la lettura della relazione fatta a due voci dai due presidenti, Gian Enzo Duci di Assagenti e Maurizio Fasce di Spediporto, è seguita la tavola rotonda alla quale hanno partecipato Giuseppe Peleggi, direttore della Agenzia delle Dogane, Nereo Marcucci, presidente di Confetra, Marco Conforti, presidente di Assiterminal e Luigi Merlo, presidente dell’Autorità Portuale di Genova. All’assemblea, partecipatissima, erano inoltre presenti numerosi esponenti delle istituzioni e della politica.
[hidepost]I concetti espressi dallo studio risultano ben chiari. C’è una presa d’atto dell’evoluzione dell’economia mondiale con spostamento del baricentro verso la Cina ed il Middle Est; le nuove realtà economiche insieme allo sviluppo tecnologico e telematico in particolare creano l’opportunità e l’esigenza di continui aggiornamenti.
La relazione è partita da un’analisi della situazione economica attuale e dei suoi modelli di evoluzione, avvalendosi di dati e riferimenti degli studi più importanti ed aggiornati.

I numerosi partecipanti all’assemblea congiunta Assagenti/Spediporto.

Nonostante l’ideale posizione geografica all’Italia rimane solo il 6,3% del flusso dei traffici da Suez verso l’Europa. Addirittura: merci destinate al nord del Paese trovano operatori disposti a scalare nei porti nord europei. Ciò avviene perché nei porti italiani non esiste la certezza dei tempi, un valore economico preponderante per l’azienda che le consente una migliore e più efficace programmazione logistica. Se compariamo i tempi di attraversamento portuale tra Genova (3-11 gg) e Anversa (3-5 gg), comprendiamo come nella situazione attuale si preferisca addirittura allungare il viaggio di 4 giorni. Un dato significativo è il 24° posto dell’Italia per performance logistica mentre ben 6 paesi europei sono tra i primi dieci di questa classifica. Per cercare di superare il danno che da questa inefficienza deriva all’Italia – valutato in 40 miliardi pari al 2,5% del PIL – la proposta è implementare un sistema che permetta tempi certi di attraversamento del porto. “Un passo in avanti – ha detto Maurizio Fasce – anche di tipo culturale, che responsabilizza le nostre categorie mettendole alla guida del sistema telematico E-port per superare le difficoltà dell’attuale impostazione pubblica, così come avviene da decenni nei paesi del nord Europa”. Si è calcolato infatti che con la telematizzazione ed il raggiungimento di tempi certi si possa arrivare alla riduzione del 75% del tempo di permanenza delle merci in area portuale con un risultato equivalente conseguibile con l’aumento di un terzo di disponibilità di banchine e piazzali.
L’analisi è proseguita con il riconoscimento dei risultati ottenuti negli ultimi anni: si sono migliorate le procedure sulla nave e nel porto, mentre resta ancora da lavorare sull’aspetto dell’inoltro merci nel territorio retroportuale (corridoi logistici). Attualmente il porto di Genova rappresenta il gateway per le quattro regioni del nord ma occorre incrementare i valori attuali ed ampliare il raggio di interesse fino a renderlo gateway per i traffici da/per il sud Europa e verso i paesi del Mediterraneo. Un’occasione importante da usare come catalizzatore di questi intenti è l’appuntamento di Expo 2015. Ora servono alleanze strategiche fra gli operatori logistici genovesi e retroporti-interporti-magazzini-piattaforme logistiche oltre Genova, per conseguire un modello di integrazione “stabile e di successo”. Tutto questo, dopo esperienze insoddisfacenti – è stato detto nell’incontro di lunedì – va ricercato attraverso la concertazione tra gli stessi operatori portuali saltando i tavoli politici. Avanti quindi con lo sdoganamento in mare, lo sportello unico doganale, il PED (punto d’entrata designato), il PEDDINO (per Voltri), la telematizzazione delle merci in uscita ed in entrata, il sistema telematico dell’E-port sviluppato come sintesi tra sistemi privati e pubblici. C’è bisogno di una tracciabilità del contenitore disponibile per qualunque soggetto interessato ed autorizzato oltre che di corridoi doganali da Genova verso il mercato europeo. Necessario altresì è superare la convalida manuale del manifesto da parte dell’ufficio doganale, la presa d’atto elettronica sul registro A3 per le merci in arrivo ed il pagamento dei diritti doganali via bonifico; quest’ultimo, oltre a migliorare i tempi, assicurerebbe anche la piena tracciabilità alle operazioni import-export.
La relazione è proseguita con disamina di temi specifici seguita da proposte come ad esempio quella di portare lo sdoganamento in mare ad una condizione di efficienza molto superiore sganciandolo dalla necessità di attendere la partenza dall’“ultimo porto”. Genova deve candidarsi a rappresentare uno dei primi nodi logistici complessi italiani attuando corridoi doganali sicuri con le strutture retroportuali. Al risultato si punta attraverso l’informatizzazione globale e condivisa, l’eliminazione progressiva del cartaceo, la compattazione dei servizi grazie ad un numero sempre più ristretto di responsabili.
Fondamentale quindi l’apporto del privato attraverso il collegamento tra tutti gli operatori portuali in una unità di intenti che porti ad accelerare i tempi di realizzazione e conseguire risultati concreti che sinora sono mancati. In particolare, riguardo lo sviluppo dell’informatizzazione integrata di E-port: il sistema come è attualmente va integrato con la partecipazione attiva degli operatori privati che ne possano assumere il coordinamento senza sottrarsi alla responsabilità dei maggiori costi. Costi che non dovranno ricadere sulle merci ma dovranno essere sostenuti dalle categorie operatrici previa analisi delle positive ricadute conseguenti.
I partecipanti alla tavola rotonda hanno arricchito la discussione con contributi importanti e puntuali ognuno per il proprio specifico campo di competenza; nella sostanza da parte di tutti è stata espressa piena condivisione con i progetti di Assagenti e Spediporto e, a supporto del valore dell’iniziativa, non è escluso che la prossima assemblea annuale possa vedere protagoniste anche le altre associazioni delle categorie interessate per raggiungere una sinergia sempre maggiore.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
2 Aprile 2014

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