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L’ingorgo legislativo sui trasporti porti, aeroporti e cargo ferroviario

Tutte le difficoltà della “riforma Lupi” e l’auspicio dell’integrazione tra i distretti logistici – Il ruolo delle grandi aree nazionali della produzione che non hanno portualità – La “non saturazione” degli scali

Nereo Marcucci

LIVORNO – Nereo Marcucci, presidente nazionale Confetra ed ex manager apicale di Contship Italia, ha redatto per il nostro giornale la seguente nota sulla riforma portuale del ministro Lupi e più in generale sulla politica italiana dei trasporti.

Gli “azionisti di riferimento“ del Governo nazionale hanno impresso una forte accelerazione alla necessità di “fare” cose utili (e percepibili dagli elettori) per creare sviluppo economico ed occupazione. Tra queste tutti dovremmo impegnarci perché ve ne sia una, poco percepibile ma indispensabile, finalizzata ad aumentare la quota di export (in crescita) che serva anche a compensare la domanda interna (stagnante) perché depressa da un numero impressionante e preoccupante di disoccupati, cassintegrati, imprese in difficoltà.
[hidepost]Parlo di una logistica efficiente e contenuta nei costi.
A questo scopo ritengo che la priorità assoluta debba essere data ad azioni che diano un immediato risultato inserendo nei decreti in conversione norme (ampiamente giustificate dalla situazione del Paese per quanto riguarda necessità ed urgenza) che attenuino le cause dello spostamento di merci verso strutture logistiche di Paesi confinanti ed aiutino il decollo di nuove aziende esportatrici.
Tra quelle azioni Confetra ha segnalato la semplificazione dei controlli e la loro unificazione sotto una sola amministrazione, l’allargamento della platea degli utilizzatori di procedure semplificate, la modifica e la gradualità nell’assetto sanzionatorio per errori non dolosi, l’applicazione anche ai magazzini logistici della riduzione dei costi energetici, la normativa per il “fine concessione“. Tutti interventi software a costo economico zero ma ad alto costo politico visto che impattano su assetti di potere storici.
I Decreti legge in conversione 151 e 145 potrebbero essere veicoli idonei considerando che trattano materie quali la realizzazione di infrastrutture per i trasporti ed avviano la realizzazione di “Destinazione Italia“ che è il documento programmatico del Governo Letta per il rilancio economico e per il sostegno alla capacità di esportare di altre 20.000 aziende previsto dal piano del vice-ministro Calenda.
In parallelo, dovrebbero essere approvati, seppur con effetti a medio termine tre iniziative del ministro Lupi e del sottosegretario De Angelis: il nuovo piano per gli aeroporti, il futuro di FS Cargo, una nuova proposta di assetto dei porti.
Le reazioni, a quest’ultimo proposito, di alcune Autorità Portuali confermano il paradosso di Ernts Fraenkel (quando il riformatore coincide con il riformando nessuna riforma sbuca mai dal cilindro) o, in modo più pecoreccio “non si può chiedere al cappone di anticipare il Natale”.
Abbiamo segnalato al ministro ed al sottosegretario che forse coinvolgendo l’industria esportatrice, i terminalisti, le aziende di logistica, gli armatori potrebbero avere un quadro più completo.
Ad una prima lettura e per realismo (la Conferenza Stato Regioni dovrà pronunciarsi e sarà come scalare l’Everest) auspico che si arrivi ad un punto di equilibrio tra una Riforma assai prudente (Matteoli/Filippi) ed una schioccante come quella del ministro Lupi che in ogni caso considero un utile punto di partenza.
In primo luogo perché tenta di ragionare di funzionalità ed efficienza di reti e non più di nodi (anche se resta tutto da vedere come sia possibile integrare soggetti diversi, pubblici e privati, in una offerta coordinata e sistemica di rete), in secondo luogo perché postula il coordinamento, la concentrazione e la razionalizzazione dell’offerta dei nodi portuali che attualmente è autoreferenziale e campanilistica per renderla coerente con le dinamiche reali di mercato, quantitative, qualitative e di costo evitando cattedrali nel deserto. E’ bene ricordare, evitando di richiamare tanti documenti comunitari a proposito, che Sergio Bologna documenta nel suo “Banche e crisi dal petrolio al container“ che in Europa i porti migliori saturano il 60% della loro capacità.
Potrei aggiungere che per quanto riguarda l’Italia quella del ministro Lupi è la prima iniziativa suscettibile di contrastare la “tempesta perfetta” cioè il sovradimensionamento quantitativo di una offerta qualitativamente sottodimensionata con conseguenti guerre delle tariffe ed impoverimento generale.
In ultimo perché la proposta del ministro obbliga alla presentazione di Piani logistici di Distretto introducendo la premessa (che dovrebbe essere coordinata con una più stringente applicazione dell’obbligo di presentazione di PEF Piani economico finanziari) per la concentrazione delle risorse pubbliche e private sui diversi segmenti della rete ai fini del loro adeguamento alla domanda ed ai suoi volumi prospettici reali, alle possibili specializzazioni, alla diversificazione dell’offerta dei diversi nodi della stessa rete.
La discussione che si è aperta in questi giorni potrebbe quindi concludersi con la definizione di un core network logistico nazionale rappresentato dalla integrazione tra i diversi distretti logistici (magari da ripensare in chiave regionale) e da un comprehensive network formato dai porti cosidetti minori.
Rilevo, allo stato delle mie conoscenze, alcuni limiti della Riforma Lupi che riconosco siano di difficile soluzione: in una logica di rete non possono restare escluse dal coordinamento/integrazione degli assets aree del Paese che, pur non avendo nodi portuali, rappresentano una larghissima parte della produzione, del consumo e degli assets logistici materiali (magazzini, centri merci, piattaforme logistiche ecc.) ed immateriali (aziende e dipendenti, quartieri generali delle grandi imprese di logistica). Questo aspetto merita di essere ben approfondito per contribuire alla definizione della Legge e forse un contributo utile può venirci dalla migliore conoscenza di finalità, contenuti e procedure dei coordinamenti interregionali promossi dall’Autorità Portuale di Genova verso la Lombardia ed il Piemonte.
Nereo Marcucci

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Pubblicato il
25 Gennaio 2014

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