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L’addio a Silvano Brandani

Tutto il mondo della logistica all’estremo saluto al vicepresidente della Savino Del Bene

Silvano Brandani

LIVORNO – Uno degli uomini più significativi della generazione che ha ricostruito e rilanciato il mondo nazionale della logistica, Silvano Brandani, se n’è andato all’improvviso, il giorno dopo Natale. Non aveva ancora 74 anni ed era – così come tutti avevano visto fino a poche ore prima – nel pieno delle sue forze intellettuali e fisiche. Ha lasciato un grande vuoto. Come ha dimostrato la vera folla di amici, collaboratori, dipendenti, che ha voluto salutarlo sabato scorso nelle solenni esequie in Santa Lucia di Antignano, celebrate dal parroco don Piotr Kownacki.
Uomo di spicco del colosso internazionale della logistica Savino Del Bene di Scandicci – era vicepresidente esecutivo ma di fatto era uno dei due fondatori e valorizzatori dell’azienda – Silvano Brandani era un personaggio al quale volevano bene tutti.
[hidepost]Da grande manager, Silvano Brandani lascia un’azienda considerata al vertice della logistica in Italia con 130 uffici in tutto il mondo e 2700 tra addetti e collaboratori diretti. Anche in tempi difficili come questi, per tutto il mondo dei trasporti e più in generale della logistica globalizzata, la Savino Del Bene ha continuato a investire. Le appartengono anche una mezza dozzina di imprese labroniche, tutte più o meno collegate al core business, tutte radicate nel territorio: il gruppo è anche nella compagine societaria del nostro giornale, al quale Silvano era molto affezionato.
Con i ricavi della Savino Del Bene certificati per il 2012 intorno a 1 miliardo di euro, il presidente Paolo Nocentini e il suo vice esecutivo Silvano Brandani come noto avevano anche lanciato di recente una nuova sfida in Borsa, dopo la prima di una decina d’anni fa: sfida ritirata con estrema correttezza quando le quotazioni raggiunte si erano rivelate non all’altezza del valore reale dell’impresa. Perché – aveva commentato pochi giorni fa lo stesso Brandani – la Borsa è uno strano animale: troppe volte premia i sogni che non hanno niente a che fare con il valore reale del lavoro.
Di lavoro Silvano Brandani ne ha fatto tanto, salendo la scala gerarchica dell’azienda fin dai primi gradini. E la conosceva dunque come pochi, tanto da essere diventato, da vero presidente esecutivo, l’uomo delle decisioni operative concrete, il primo riferimento nelle scelte. Scelte che hanno sempre privilegiato la “livornesità”, del tutto atipico in una grande azienda fiorentina e per un manager che tutto sommato era anch’egli di provenienza fiorentina: ma per Silvano Livorno era rimasta Livorno – anzi, Antignano – anche quando aveva dovuto traslocare negli Usa per allargare il raggio del business. Aveva una visione globalizzata da uomo del nostro tempo e qualche volta anche del futuro: ma non perdeva d’occhio i piccoli fatti della sua Antignano, tanto da indignarsi per ogni “ferita” o abuso inferti al suo territorio. In via delle Cateratte, dove è la sede livornese della Savino Del Bene con una cinquantina di addetti, aveva voluto creare un ambiente moderno, funzionale, ma “sereno e pulito” come amava dire. E all’associazione spedizionieri livornesi Spedimar, dove collaborava nel consiglio direttivo senza tirarsi indietro anche sulle piccole problematiche di provincia, tutti lo ricordano come un uomo buono, qualche volta di pungente ironia ma senza mai ferire, disposto in ogni momento a dare una mano. Ha lasciato un vuoto, e non solo per la sua importanza e l’impegno operativo.
Ai funerali hanno partecipato davvero in folla. Oltre alla famiglia – la moglie Maria, i figli Claudia e Massimiliano con i rispettivi coniugi Andrea e Maria Paola, le nipoti Giulia, Gaia ed Emma – c’era tutto il mondo dell’azienda, con in testa il presidente Paolo Nocentini – che ha voluto ricordare l’amico e socio di tante battaglie con voce rotta dall’emozione – e quello del porto. Impossibile citare tutti gli amici, i personaggi, i collaboratori. C’era l’Autorità portuale (Gabriele Gargiulo), la Compagnia portuali (Enzo Raugei), la Spedimar (Gloria Dari con tutto il consiglio tra cui Sandra Verugi, Roberto Alberti, Nicola Di Batte, Giovanni Tognotti, Massimo Pucciani), la Confetra (Nereo Marcucci), l’Assonautica (Angelo Roma), l’interporto Vespucci (Federico Barbera) e gli imprenditori del porto (per tutti Nino Caponi ed Enio Lorenzini): e c’erano, specialmente, centinaia di amici, di dipendenti e dei loro familiari. A testimonianza di un affetto che è sempre andato oltre il rapporto di lavoro. E del grande vuoto che è rimasto in tutti noi che l’abbiamo stimato e gli siamo stati vicini.

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Pubblicato il
4 Gennaio 2014

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