Sul dramma della “Concordia” l’analisi dell’amm. Faraone
Come ha funzionato il dispositivo aeronavale per i soccorsi – La delicata operazione sul fuel – La ricerca dei dispersi

Nella foto (Laura Bolognesi): l’ammiraglio Arturo Faraone con il presidente Fiorenzo Milani.
LIVORNO – Sulla Costa Concordia e su ciò che è accaduto da quel 13 gennaio dello scorso anno ad oggi ogni azione intervenuta è stata ipotizzata e analizzata al punto che sembra impossibile ci sia ancora qualcosa di nuovo da poter interessare. Così non è. La dimensione e l’unicità del tragico evento e tutte le fasi che hanno portato la Concordia a riemergere in attesa di raggiungere la meta finale per la demolizione sono piene di particolari e restano coinvolgenti; prova ne è stata la platea attenta che qualche sera fa ha ascoltato la conferenza del contrammiraglio Arturo Faraone, Direttore Marittimo della Toscana, organizzata dal presidente del Propeller Club labronico Fiorenzo Milani. Ancora maggiore interesse ha suscitato la spiegazione delle ipotesi in campo di qui alla conclusione della vicenda.
[hidepost]“Questo è un caso che ha fatto inizialmente traballare l’immagine della marineria italiana – ha detto Milani introducendo l’argomento – che si è potuta però riscattare per la grande competenza dimostrata dalle molte professionalità del settore coinvolte nell’affrontare l’emergenza che è seguita, in particolare quella della Capitaneria di Porto di Livorno”. E proprio recentemente la Capitaneria di Porto di Livorno ha avuto il dovuto riconoscimento della medaglia d’oro al valore di Marina per l’opera prestata da quella sera quando la Concordia, alle 21,40, urtò contro gli scogli all’imboccatura del porto del Giglio arenandosi su un fondale di 20 metri.

Nella foto (Laura Bolognesi): Il capitano di fregata Francesco Paolillo e consorte (a sinistra), il capitano di vascello Massimo Seno, l’ammiraglio Arturo Faraone e consorte, il sottotenente di vascello Marco Ruberto.
L’ammiraglio Faraone ha spiegato come il nucleo ha agito in conseguenza alle dinamiche dell’evento: un imponente dispositivo aeronavale composto da 20 motovedette appartenenti alle varie forze, 6 elicotteri, 12 navi mercantili e tre rimorchiatori viene immediatamente veicolato sul luogo non appena ricevuta la richiesta di soccorso. Alle 23 del 13 gennaio dal comando di bordo viene dichiarato l’abbandono della nave. 4229 è il numero impressionante delle persone da soccorrere. Attraverso lo sbarco dei passeggeri sulle motovedette a ridosso della nave, una biscaglina calata a poppa per permettere l’evacuazione a 500 di questi in difficoltà ed il prelievo di altri 18 con gli elicotteri, vengono in tutto trasbordate a terra 4197 persone.
Per eseguire il compito affidatogli per decreto la Guardia Costiera ha vigilato sulla predisposizione e la verifica dell’attuazione dei piani per la messa in sicurezza, il recupero e la bonifica della nave, controllando che le operazioni garantissero la tutela di quell’ambiente che – ricordiamo – è parte del parco dell’arcipelago toscano ed include anche il santuario dei cetacei, un perimetro istituito dalla convenzione fra Principato di Monaco, Italia e Francia per la tutela dei mammiferi marini. Nell’immediatezza dell’evento viene nominato Commissario per le operazioni il prefetto Franco Gabrielli e si procede inizialmente con la fase dello svuotamento del combustibile della nave per scongiurare la catastrofe ambientale; intervento che viene eseguito con avanzate soluzioni tecniche dal consorzio Neri e Smit e che si conclude con pieno successo nel marzo 2012. Di seguito viene affidato al consorzio Titan-Micoperi l’incarico di raddrizzare il relitto per consentirne il successivo recupero. Il 14 giugno il prefetto Gabrielli istituisce l’osservatorio ambientale presieduto dalla Regione Toscana nella persona di Maria Sargentini per monitorare le fasi della rimozione del relitto. Tutta la complessa operazione della rimozione della Concordia è stata dettagliata dall’ammiraglio Arturo Faraone nelle sue tre principali fasi che hanno visto l’ancoraggio e la stabilizzazione della nave, la creazione del falso fondale su cui applicare i cassoni stabilizzatori sul fianco adagiato della nave e quella, ancora più delicata sotto il profilo ambientale per il rischio della dispersione dei detriti, della trivellazione del fondale. La ricostruzione dell’ammiraglio è stata accompagnata da contributi fotografici e video delle operazioni che hanno portato il 17 settembre scorso, dopo 25 ore di lavoro ininterrotto, al raddrizzamento della nave e del lavoro svolto dalla Guardia Costiera per tutelare uomini ed ambiente in occasione di queste fasi complesse. Nel corso della relazione l’ammiraglio ha avuto parole di grande elogio per il capitano di fregata (CP) Francesco Paolillo, presente in sala, supplente al comando delle operazioni in sua assenza, che ha prestato servizio attivo al Giglio con la massima competenza. I partecipanti alla conferenza hanno potuto anche vedere dei filmati assolutamente inediti – e che rimarranno riservati – girati dal comandante Paolillo degli ambienti interni della Concordia, come risultavano sia nelle parti immerse della nave che in quelle sopra il livello dell’acqua.
Arturo Faraone ha spiegato le fasi che hanno riguardato la ricerca dei dispersi: fasi che hanno visto coinvolte tutte le varie forze, ognuna con diverse funzioni; alla Guardia Costiera è stata riservata la perlustrazione del ponte sei, quello in semisuperficie. La fase delle ricerche è stata sospesa il 22 ottobre scorso per poter passare a quella indispensabile della messa in sicurezza del relitto per affrontare le condizioni avverse che l’imminente stagione invernale potrebbe portare per poi riprendere, nella primavera 2014 al rigalleggiamento che vedrà l’installazione dei 15 cassoni che dovranno ridurre il pescaggio dagli attuali 30 metri ai previsti 18 metri. Un lavoro che dovrà essere ancora seguito con la massima attenzione per la salvaguardia dell’ambiente marino e che verrà monitorato dalla Guardia Costiera in collaborazione con gli esperti dell’Università La Sapienza di Roma. L’ultima fase vedrà il trasporto del relitto e su questo punto l’ammiraglio Faraone ha ricordato che Costa ha già prenotato – con un accordo del valore di circa 30 milioni di dollari – la più grande nave semisommergibile del mondo “Vanguard” della olandese Boskalis, con funzioni anche di bacino galleggiante, ed ha mostrato ai presenti il video che illustra la simulazione delle operazioni che prevedono l’inabissamento dell’imbarcazione con il successivo ricevimento della Concordia, poi la riemersione attraverso un sistema idraulico e l’avviamento del trasporto. L’eccezionale vicenda della Concordia si dirige dunque verso altre tappe – ha concluso l’ammiraglio Faraone – ed il suo traguardo è ancora lontano ma l’auspicio di tutti è che venga raggiunto per il riscatto, la soddisfazione e l’orgoglio dell’intero Paese.
Cinzia Garofoli
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