Le barchette nei fossi “vittime” della Tares
Una delibera del Comune impone ai circoli la nuova tassa, che viene contestata
LIVORNO – Nel celebrato e unico circuito di acque interne dei Fossi labronici, la Tares frana addosso alle migliaia di barchette che da sempre hanno trovato ormeggio sicuro, anche se non certo comodo. Ai circoli nautici, in gran parte destinati ai pescasportivi, è piovuta in questi giorni la richiesta del Comune di pagare la nuova tassa, che secondo alcune voci ”varrebbe” per le casse dell’Aamps quasi 300 mila euro e verrebbe a valere – nella media – intorno ai 35/40 euro a barca all’anno. Una tassa nuova, che già si aggiunge alla concessione demaniale pagata all’Autorità portuale e ai vari balzelli che gravano sui natanti.
[hidepost]Il rimando giuridico addotto dall’Aamps è la delibera del consiglio comunale dello scorso giugno, quando richiamandosi all’art. 15 del regolamento comunale, fu stabilito che anche i posti barca in ambito comunale devono pagare la Tares come “utenze non domestiche”. E già allora ci furono reazioni allarmate, sia dai circoli nautici che dalla galassia delle barchette dei Fossi.
Passata l’estate, puntualmente il Comune è tornato all’attacco in questi giorni, con una nota dell’ufficio Unità Organizzativa Entrate in cui si invitano i responsabili dei circoli alla regolarizzazione bonaria dell’obbligazione tributaria Tares”. Nel caso di mancata collaborazione – è sempre la nota dell’ufficio comunale a precisare – “sarà avviata l’attività di accertamento per omessa presentazione della dichiarazione”.
La richiesta è ovviamente contestata, con vibrate proteste. Si fa notare che già i circoli e i circolini dei Fossi – come peraltro delle darsene dove stazionano le barchette dei livornesi – pagano la concessione demaniale marittima, provvedono molte volte alla messa in sicurezza delle sponde a spese proprie, e alla fine devono essere equiparati a semplici parcheggi di barche, non a utenze del tipo porti turistici. Inoltre non vi funziona alcun servizio pubblico di raccolta dei rifiuti, al pagamento del quale la Tares è finalizzata. Per molti delle barchette, il proprio natante dev’essere equiparato – mutatis mutandis – all’auto parcheggiata sulla pubblica via, che non paga certo la Tares. E il consorzio dei circoli nautici sta affilando le armi per i quasi certi ricorsi.
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