Interporto: nuova mission al “Vespucci”
GUASTICCE – L’interporto “Vespucci” non è più soltanto interporto, ma diventa prima di tutto un retroporto funzionale ed aperto agli insediamenti produttivi nel campo della logistica.
[hidepost]L’ha deciso l’assemblea plenaria della settimana scorsa, accogliendo in pieno la linea presentata dal nuovo vertice presieduto da Federico Barbera e fatta propria sia dal primo socio pubblico, la Regione Toscana, sia dal primo socio privato, il Monte dei Paschi di Siena. Su questa linea si sono detti d’accordo anche i comuni interessati, Livorno e Collesalvetti, le Camere di Commercio di Livorno e di Pisa, e in particolare l’Autorità portuale labronica, che ha già avviato una serie di indirizzi programmatici per decentrare nel tempo alcune delle operazioni che oggi affollano fino a strangolarle banchine e piazzali.
Parliamoci chiaro: di affermazioni di principio ne abbiamo sentite tante, in questi anni, su porto, interporto, retroporto ed altro. Ma senza lilleri, dice il vecchio proverbio livornese, non si lallera. E invece pare che finalmente ci siano anche i lilleri, nella fattispecie 11 milioni di euro – ad oggi – di sottoscrizione dell’aumento di capitale chiesto a inizio d’estate dall’assemblea. L’aumento richiesto era di 18 milioni: ma Barbera e il suo AD Fulceri non disperano: la stessa Autorità portuale di Livorno si è detta interessata ad entrare con una quota assai più cospicua. E si punta ai privati, che una volta allargata la primitiva ragione sociale del Vespucci (in pratica solo immobiliare) a una operatività produttiva sulla logistica, potrebbero essere molto interessati. Barbera in assemblea ha ricordato che i retroporti che funzionano davvero così hanno incrementi di fatturato notevoli anche in questi tempi di crisi. Insomma, che ci sia davvero l’attesa lucina alla fine del tunnel?
A.F.
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