La Spagna taglia le tasse portuali e i canoni dei terminal in banchina
La politica del ministro spagnolo Pastor per attirare traffici – Un appello alle Autorità portuali italiane che hanno a loro volta facoltà di ridurre i costi – Le iniziative

Nereo Marcucci
ROMA – L’Italia aumenta le tasse portuali, la Spagna le riduce e guadagna più traffici. Lo afferma Nereo Marcucci, presidente nazionale di Confetra – la Confederazione dei trasporti e della logistica, in una dichiarazione rilasciata a “Primo Magazine” on line. “Colpisce la profonda diversità di interventi dice Marcucci – che i paesi del sud Europa mettono in campo per perseguire gli stessi obiettivi: arginare gli effetti della crisi e intensificare i timidi segnali di ripresa”. E’ vero che Ana Pastor, ministro per i trasporti in Spagna, ha annunciato una serie di tagli alle tasse: quelle portuali saranno diminuite del 4% e i canoni di occupazione delle aree portuali dell’8,5% con il dichiarato scopo di attirare operatori e armatori. In Italia invece non solo si annunciano continui aumenti, ma ci mettono del loro anche le Autorità portuali che salvo rare eccezioni non vogliono accogliere il suggerimento-possibilità della legge di tagliare le tasse portuali.
[hidepost]Marcucci s’illude quando si rivolge proprio alle Autorità portuali italiane invitandole, sulla base di quanto disposto dal recente decreto “del fare”, a tagliare autonomamente le tasse alle navi e agli operatori: una risposta è arrivata proprio dall’Authority livornese che ha presentato all’ultimo comitato portuale prima delle vacanze uno studio – ne parlammo a suo tempo – per dimostrare che le tasse portuali sono “cosa buona e giusta” perché consentono di investire e di migliorare le infrastrutture.
Sarà anche: intanto i traffici marittimi in Spagna sono aumentati del 4% nell’anno più duro della crisi e a fine 2013 è prevista una crescita delle esportazioni di almeno il 15%: mentre da noi il trasporto marittimo ha subito nella prima metà del 2013 una “legnata” in calo del 20%. E i contenitori alla fine dei conti sono rimasti stabili ai livelli tra i più bassi d’Europa.
A.F.
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