Gli ottimisti i pessimisti e i sospetti
LIVORNO – Francamente, non so cosa pensare. Ma come tutti, credo che per trascorrere con un po’ meno stress del solito questi pochi giorni a cavallo di Ferragosto valga la pena anche fare uno sforzo di ottimismo.
[hidepost]E allora, dai: crediamoci alle varie campane che proprio nelle ultime ore stanno celebrando a distesa che “l’Italia si è rimessa in moto (titolone di un quotidiano nazionale due giorni fa), che il peggio della crisi è passato, che la produzione industriale è ripartita e addirittura che è ripresa anche quella delle auto, con relativo calo delle richieste di cassa integrazione.
Qualche pessimista inveterato sosteneva, sulla base di chissà quale sua segreta elaborazione, che si tratterebbe di dati disarticolati a bella posta per tenere tranquillo il popolo e far fare alla Casta le dovute vacanze in un clima di rinnovata fiducia. C’è chi ha scritto, con amara ironia, che si tratterebbe di “istigazione all’ottimismo”. E in effetti il mercato interno italiano continua ad essere depresso: come siamo depressi un po’ tutti, in attesa di decisioni decise di questo governo che non governa, e di quelle legnate che ormai abbiamo imparato da tempo ci pioveranno addosso come la grandine alla ripresa di settembre.
Però, Spes ultima Dea, dicevano gli antichi. Ed è anche vero che secondo la nota dottrina filosofica di Gianbattista Vico la storia è fatta di corsi e ricorsi: e anche la peggiore delle recessioni dell’epoca moderna non può che esaurirsi, pena la fine della civiltà come l’abbiamo concepita fino ad oggi.
Non intendo addentrarmi su tematiche più grandi di questo nostro foglietto, ed ovviamente molto più grandi della mia capacità di analisi. Mi limito a dire che tra il credere e sperare che abbiano ragione gli ottimisti, e il mugugno e gli scetticismi dei pessimisti, mi schiero con i primi. Almeno per Ferragosto, lasciateci sognare un futuro un po’ migliore. E a tutti, buon Ferragosto.
Antonio Fulvi
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