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Intercontainers l’«Amarcord» di Federico

Da Federico Barbera, oggi presidente dell’Interporto Vespucci e uomo-chiave del TCO, riceviamo questo amaro commento sulla liquidazione di questi giorni dell’Intercontainers.

LIVORNO – Caro direttore, come ben sai ho avuto il piacere e, ma sì, anche l’onore di lavorare per 19 anni all’Intercontainers Livorno. Correva il lontano 1979, mese di marzo: venni contattato dall’allora direttore del Terminal Gino Baccheretti che mi offrì l’opportunità di passare nelle file di quell’impresa portuale con l’incarico di Capo Stivatore sulle navi della ZIM.
[hidepost]Stavano rientrando in linea navi “di merce varia” in aggiunta alle full-containers “giramondo” della linea ZCS e il Terminal non era attrezzato per questo lavoro.
Io, invece, venivo dalla grande esperienza delle LYKES e, come si diceva all’epoca “chi fa lo stivatore sulle LYKES non sarà mai in difficoltà su nessun’altra nave”. Accettai anche se mi dispiacque tantissimo lasciare la LYKES, l’impresa Favilli e tutto l’entourage della Coe e Clerici, Pierluigi Maneschi in testa, con i quali collaboravo.
Che dire? Sono stati anni bellissimi, difficili in certi periodi, ma pieni di soddisfazioni e colmi di esperienze professionali altamente formative. Sono sicuro che molte delle opportunità che mi sarebbero capitate in seguito, siano state figlie di quel periodo.
Eravamo (parlo dell’inizio degli anni ’80) un Terminal che movimentava fino a 100.000 teus/anno al servizio di due colossi dello shipping di settore quali ZIM/ZCS e ITALIA di Navigazione.
Lavoravamo con due agenzie marittime di primissimo piano, capitanate da due mostri sacri, vere Icone del mondo degli Agenti raccomandatari: Giovanni Taccia e Florio Domenici.
Ho vissuto la profonda trasformazione da Impresa Portuale vecchio stile a Terminal Operator moderno e con gli occhi rivolti al futuro, concepita, voluta e messa in atto dal mio amico e capo di allora Angelo Roma. Riuscimmo a far convivere la “livornesità portuale” con l’evoluzione del mondo delle full-containers.
E sì, oggi lo posso dire, con grande successo.
45 dipendenti, fatturato importante, situazione finanziaria di una solidità da altri tempi (lavoravamo solo con “soldi nostri”) e in totale sinergia con una delle compagnie armatoriali più gelose dei propri sistemi informatici e con norme di “security” inflessibili ed ineludibili. Aver conquistato la loro totale fiducia è stata una sorta di medaglia al merito.
L’Intercontainers è stata, per tanti anni, un fiore all’occhiello del Porto di Livorno. Il suo lavoro era considerato un plus valore rispetto alle normali prestazioni dei Terminal Operators, tanto da essere pagato in aggiunta e separatamente dal ciclo nave, che era di norma “omnicomprensivo”.
Grazie all’Intercontainers ho conosciuto personaggi fantastici ed ho maturato amicizie tutt’oggi preziose. Mi piace ricordarne uno per tutti: Hanan Younger, che dopo un periodo a Livorno, divenne uno dei massimi dirigenti della Zim a Haifa: un uomo fantastico, un comandante impareggiabile. Non posso neppure dimenticarmi di tutti quei comandanti dell’Italia di Navigazione che passarono dall’Intercontainers, primi ufficiali in attesa di essere promossi comandanti.
Ma non solo: ho avuto il piacere e l’onore di lavorare con tanti ragazzi e ragazze eccezionali che hanno contribuito a fare dell’Intercontainers ciò che era: un gioiello di capacità e professionalità. Tutte persone che sono arrivate lì giovanissime e sono diventate nel tempo padri e madri, qualcuno oggi anche nonno e nonna, acquisendo una professionalità unica nel settore che hanno potuto riversare poi in altri posti di lavoro.
Tutto questo per dire che oggi, nell’indifferenza generale, l’Intercontainers ha chiuso.
Non esiste più: cancellata, uccisa da una crisi internazionale, ma anche da una crisi di idee e di coraggio.
Per quasi tutti è solo una unità in più che va a far parte delle statistiche delle imprese che chiudono, ogni giorno, ogni ora, nel nostro paese.
Per me, invece, è una compagna di vita che se n’è andata ed alla quale, caro direttore, grazie alla tua ospitalità, vorrei dedicare un pensiero di commiato:
Grazie di tutto ciò che hai rappresentato per me e per tanti lavoratori. Hai vissuto con entusiasmo sia i successi che le crisi, tutte superate con slancio, tranne l’ultima. Se esiste un Paradiso per le Imprese, te lo sei meritato alla grande. Se non esiste resterai nei nostri ricordi ed in quello delle nostre famiglie che insieme a te, in quegli anni, sono cresciute. La tua vita è stata migliore della tua morte che non ti sei meritata.
Federico Barbera

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Pubblicato il
13 Luglio 2013

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