Perché il sindaco di Livorno se la prende con Pisa
Nel mirino anche chi sulla Darsena Europa "tira il freno"
GUASTICCE (Livorno). Il clima da “volemose bene” calza a pennello pure a una inaugurazione sotto una pioggia che ce la mette tutta per sembrare novembrina anche se maggio è ormai a due passi. Al sindaco livornese Luca Salvetti non è sufficiente che l’amaranto colori il simpatico simbolo del “Vespucci Truck Village”: ha un sassolino nella scarpa, forse due. E lo dice chiaro e tondo che vuol toglierseli.
Il primo prende le mosse da un giro di sguardo: nella sala convegni dell’interporto, dentro la Palazzina Colombo, ci sono esponenti di associazioni di categoria, figure sindacali e rappresentanti del mondo delle professioni, c’è soprattutto un ventaglio di istituzioni. «Ne manca una: il Comune di Pisa», dice Salvetti. No, non è un contrattempo o un improvviso impegno politico di una amministrazione che peraltro ha una quota nell’alleanza pubblica che guida l’interporto di Guasticce: una quota piccola ma pur sempre la quarta per importanza, al di fuori dei due big costituiti da Authority e Regione Toscana.

Il sindaco livornese Luca Salvetti (a destra) insieme al numero uno dell’Authority Luciano Guerrieri durante un recente sopralluogo alla vasca di colmata
Curiosità: non è del tutto chiaro quale sia effettivamente questa quota targata Pisa. il Comune pisano nella propria sezione on-line dedicata alle partecipate sostiene di avere in mano «n. 1.215 azioni del valore nominale complessivo di € 627.498,90, pari al 2,794% del capitale sociale». Anche la società Interporto Toscano Amerigo Vespucci (Itav) segnala che il Comune pisano ha 1.215 azioni, ma equivalenti a una percentuale differente: pari invece «al 2,15%».
«Il Comune di Pisa – questo il filo dell’argomentare di Salvetti – continua a volersi sfilare dalla società interportuale. È un errore: è come se Livorno decidesse di uscire dall’aeroporto di Pisa. Vorrei che comprendessero come questo loro modo di comportarsi non fa altro che indebolire le ragioni della costa».
C’entra il fatto che Salvetti è un indipendente di centrosinistra e Conti invece appartiene alla destra? Forse, ma in passato non ci sono state solo punzecchiature ma anche tentativi di fare qualcosa insieme.
C’è da dire che Pisa non fa mistero delle proprie intenzioni: risulta che in sede di presentazione del bilancio 2025 la giunta abbia messo nero su bianco l’annuncio del recesso da Interporto (dal quale conta di ricevere «809mila euro per cui ancora pende un contenzioso in tribunale»). Praticamente la fotocopia di quel che aveva indicato dodici mesi prima, sia pure senza far riferimento al contenzioso e per una cifra di poco inferiore.

Il sindaco livornese Luca Salvetti alla cerimonia di inaugurazione del “Vespucci Truck Village”
E l’altro sassolino? Qui il nome non c’è, dirà poi a microfoni spenti che voleva prendersela più con un clima che con un soggetto specifico. Nelle stesse ore in cui si dice «arrabbiato» di fronte alla platea della cerimonia all’interporto, racconta al “Tirreno” di esser innervosito dal fatto che «sulla vicenda Darsena Europa siamo veramente all’ultimo chilometro e vedo in giro troppi elementi che non contribuiscono allo sprint finale vincente». Da tradurre come? Sono «momenti cruciali» per: 1) autorizzazioni; 2) intese; 3) delibere; 4) bandi di gara; 5) posa della prima pietra per le opere a mare; 6) coinvolgimento dei privati nella realizzazione e gestione e il percorso di nomina dell’Authority ora taglia fuori il sindaco e c’è il rischio che salti ogni continuità e si finisca per rallentare il cammino.
Il sindaco livornese vuole «rassicurazioni» perché, «al di là degli interessi personali, imprenditoriali e politici – dice rispondendo al giornale cittadino – noi dobbiamo sostenere solo ed esclusivamente l’interesse di Livorno e del suo porto». Ben venga dunque il tavolo voluto dal prefetto, ma perché sia utile, è questo il ragionamento di Salvetti, bisogna darsi una scala di priorità: invece di discutere di rendere immediatamente profittevoli le aree già utilizzabili, è indispensabile semmai sbloccare l’iter burocratico così da permettere il via ai lavori a mare, e poi correre di più riguardo ai bandi con cui individuare l’investitore privato, a partire da chi si è ufficialmente fatto avanti.

Sandra Scarpellini, presidente della Provincia di Livorno
Ma Salvetti non è l’unico a entrare in tackle. Anche la presidente della Provincia Sandra Scarpellini ha qualcosa che non le va giù: «Per favore, si evitino scorciatoie strizzando l’occhio a Grosseto». Intuibile a chi è indirizzato il messaggio in bottiglia: a Piombino si è riattizzato il fuoco della richiesta di passare sotto la provincia di Grosseto. Anni fa si diceva che dietro c’era l’idea di rendere il porto di Piombino del tutto sganciato da Livorno per inventarsi un intorno dal quale rastrellare merci per l’export da inviare in Paesi lontani: una “catching area” talmente profonda da immaginarsi fino a Sina e addirittura Arezzo. Con una viabilità da inventare, con un sistema di export da inventare. Ma ora che le istituzioni portuali sono ridotte di numero e probabilmente lo saranno ancor di più, a Piombino non resta che decidere se stare sotto Livorno o sotto Civitavecchia (quest’ultima è nel “cortile di casa” del mondo politico romano e, dal punto di vista del marketing, si presenta come “porti di Roma”).
Mauro Zucchelli