Riforma dei porti, ok all’VIII commissione ma il governo ritarda i decreti sui dragaggi
L’atteso provvedimento sembra avviato finalmente verso l’approvazione, non senza resistenze e dubbi interpretativi – Il problema degli scarichi dei fanghi in mare e delle norme sui trattamenti a terra
ROMA – La notizia è che l’VIII commissione del Senato ha portato a buon fine un testo di riforma della riforma portuale che il governo sembra voler finalmente adottare.
[hidepost]La buona notizia è che il testo contiene alcuni elementi di grande interesse pratico, a partire dalle nuove norme semplificative sui dragaggi portuali che il “saggio” di Assoporti, il presidente dell’Authority di Piombino Luciano Guerrieri, giudica positive. L’altra buona notizia, sulla quale peraltro i pareri sono discordi – si legga a fianco quello dell’Utenza portuale – è che si è cercato di ridurre all’osso i “parlamentini”, cioè i comitati portuali, imponendo sia alle componenti imprenditoriali sia ai sindacati di accordarsi al loro interno per esprimere un solo rappresentante invece di molti. Meno gente a decidere, più facilità e rapidità di decisioni.
Il lungo e complesso testo licenziato dall’VIII commissione ha visto convergere sulla sostanza sia le posizioni di Luigi Grillo sia quelle di Marco Filippi, ovvero i senatori del centrodestra e del centrosinista. Rimane da capire adesso che cosa farà nel concreto il governo: se recepirà in toto il testo e lo trasformerà rapidamente in norma, o se invece lo metterà in coda al lungo treno delle leggi da approvare e far diventare operative. Le buone intenzioni, sottolineano al senato, ci sono. Ma a volte si ricorda che di buone intenzioni sono lastricate le strade che portano all’inferno.
C’è un precedente che spinge a non essere ottimisti. E riguarda le normative sui dragaggi portuali: urgentissime, considerate indispensabili per rimettere i porti italiani all’altezza dei concorrenti, più volte sollecitate, si sono annodate a lungo tra formule burocratiche aperte a svariate interpretazioni, per arrivare infine a una decisione che rimanda ad appositi decreti attuativi. Il problema è che i decreti dovevano essere emanati entro 45 giorni e invece sono passati due mesi dalla scadenza dei suddetti 45 giorni e ancora non s’è visto niente. Sarà che il ministero dell’Ambiente, coinvolto sulla vicenda, ha gli organici ridotti al lumicino ed è subissato di impegni (anche inutili o demagogici: si veda il “forcing” localistico sui bidoni della Gorgona). Fatto sta che mancano ancora i decreti su due fondamentali passaggi: quello degli scarichi dei fanghi di dragaggio in mare (quelli puliti) e quello che deve definire le caratteristiche dei trattamenti a terra dei fanghi non puliti. Due dettagli: ma senza i quali anche la riforma della riforma rischia di diventare poco più d’una grida manzoniana.
Antonio Fulvi
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