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AMBIENTE

Sorpresa: nasce la più vasta area al mondo nel controllo dell’inquinamento navale

Sarà fra il Portogallo e la Groenlandia, a maggio parte nel Mediterraneo

LIVORNO. Negli stessi giorni in cui, per via del disperato tentativo dell’amministrazione Trump di rianimare a suon di dazi un sistema industriale americano sempre meno competitivo (eccettuato alta tecnologia, difesa e web), fra le due sponde dell’Atlantico sembra essersi scavato un abisso, ecco che arriva una notizia che pare sottovalutata nel dibattito pubblico: l’Organizzazione marittima internazionale delle Nazioni Unite (Imo) ha stabilito che sia creata, nel bel mezzo dell’Atlantico nord est, la più grande area di controllo delle emissioni inquinanti da parte delle flotte. Più di cinque milioni di chilometri quadrati: il doppio dell’estensione di Italia, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Polonia messi insieme.

La geografia oceanica indica questo spazio grossomodo fra le coste di Portogallo, Spagna e Francia fino all’Islanda passando dalle isole britanniche per raggiungere la Groenlandia. Sì, proprio quella Groenlandia finita nel mirino di Trump e del suo “cerchio magico” a cominciare dal vice J.D. Vance.

In mezzo alla follia di questi giorni insulsi, arriva la decisione che quest’organismo internazionale ha preso nel corso della 83a sessione di incontri del Comitato per la protezione dell’ambiente marino (Mepc 83): l’entrata in vigore è prevista per il 2027. E’ da sottolineare che questa novità arriva a pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova zona di controllo emissioni navali che riguarda da vicino il nostro Paese: dal 1° maggio prossimo sarà attiva l’ “Eca” del Mediterraneo.

Cosa comporta l’istituzione di uno spazio marittimo del genere? Detto in estrema sintesi, lì si può navigare solo usando combustibili a bassissimo tenore di zolfo (fino allo 0,1%), gli standard abituali per una parte delle navi erano, in un passato tutt’altro che remoto, anche 30-40 volte superiori.

Solo chiacchiere che da qui ad allora saranno spazzate via dalle evoluzioni della politica internazionale? Può essere, nessuno si fa illusioni riguardo alla deriva verso il peggio che stanno prendendo le relazioni internazionali. Tuttavia, stiamo parlando di una svolta che segna una giornata storica sulla rotta che punta alla riduzione dell’inquinamento atmosferico da parte delle navi. Secondo quanto riferisce la Clean Arctic Alliance, una “santa alleanza” di 24 Ong che si occupano di proteggere gli ambienti del Polo nord, una nuova zona anti-emissioni di questa portata potrebbe far calare le emissioni di SOx «fino all’82%» e di polveri fini «fino al 64%».

C’è una indagine dell’International Council on Clean Transportation (Icct), organizzazione internazionale di ricerca indipendente che offre studi e approfondimenti a chi ha in mano le leve (anche politiche) delle regole. L’interesse per il trasporto marittimo dipende dal fatto che la propulsione navale è stata tradizionalmente incentrata su grandi motori diesel alimentati da olio combustibile pesante, che nei gas di scarico emettono inquinanti nocivi come ossidi di zolfo (SOX) e ossidi di azoto (NOX), senza contare le polveri sottili (Pm 2,5). L’area denominata “Atl-Eca” potrebbe prevenire – si afferma – tra 118 e 176 morti premature nel solo 2030, cioè i decessi che l’inquinamento si stima “acceleri” rispetto alla durata “normale” dell’esistenza. Se lo sguardo si estende al ventennio fra il 2030 e il 2050 si conterebbero, secondo le stime, «tra 2.900 e 4.300 morti premature in meno».

Quasi 193 milioni di persone abitano negli stati costieri interessati da quest’indicazione per istituire l’area di controllo delle emissioni atmosferiche dell’Atlantico Nord Est: in questa maniera – viene fatto rilevare – la tutela sotto questo profilo si riequilibrerà fra le varie grandi zone marine attorno all’Europa e la gran parte dei mari del Vecchio Continente risulteranno sotto una qualche forma di controllo anti-inquinamento atmosferico. Da aggiungere che che lo spazio geografico al centro dell’attenzione abbraccia più di 1.500 aree marine protette, 17 importanti habitat di mammiferi marini e 148 siti del patrimonio mondiale dell’Unesco.

Le navi più recenti della flotta Grimaldi puntano su “zero emissioni in porto”

Il Wwf esulta per il fatto che si sia arrivati a «un accordo, primo nel suo genere, volto a mettere il settore del trasporto marittimo sulla buona strada per raggiungere il livello di emissioni nette zero entro il 2050». E tuttavia è una esultanza a metà: «Le misure per raggiungere questo obiettivo non sono all’altezza di quanto necessario per portare a una rapida riduzione delle emissioni» in un settore, il trasporto marittimo, che vale «il 3% delle emissioni globali».

«È una giornata storica per la riduzione dell’inquinamento atmosferico causato dalle navi: quasi tutte le acque europee diventeranno presto aree di controllo delle emissioni», dice Anna Gerometta, presidente di “Cittadini per l’aria”, una costellazione di sigle e gruppi ambientalisti: «È stata la rete di “Ong” di 13 Paesi europei, di cui facciamo parte, ad aver inserito questo punto in cima all’agenda politica». L’importanza dell’istituzione di una “Eca” è, secondo “Cittadini per l’aria”, attestata dal recente “Rapporto ambientale sul trasporto marittimo europeo 2025”: nelle aree di controllo delle emissioni «mostra una riduzione del 70% degli ossidi di zolfo dal 2014».

Ma c’è un “ma”: «Purtroppo – aggiunge Gerometta – sarà ancora consentito bruciare il tossico olio combustibile pesante (Hfo), i cui gas di scarico vengono “ripuliti” dagli scrubber e le cui acque di lavaggio vengono poi scaricate nell’oceano riducendo i risultati ottenuti per l’ambiente. Per questo è fondamentale che, oltre all’espansione delle aree “Eca”, si vieti al più presto lo scarico delle acque di lavaggio degli scrubber, come hanno già fatto diversi Paesi come Danimarca, Finlandia e Svezia».

Pubblicato il
12 Aprile 2025

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