Perché quel che accade a Genova ci riguarda molto da vicino
I tre tasselli del puzzle della Lanterna: il sindaco, l'Authority e la Capitaneria
LIVORNO. Si scopre proprio l’acqua calda a dire che Genova è la capitale della portualità del Bel Paese: sente di esserlo, alle spalle ha l’apparato di industria e università che lo legittima, ha pure la “prestanza demografica” (550mila abitanti) che la piazza fra le prime sei città del Paese. Dunque, mugugna sì ma sente di esserlo, eccome, e vuole con tutta sé stessa esserlo.
Ma c’è un “ma”: il problema è lo strascico dei guai giudiziari che nell’ultimo anno hanno terremotato sia la politica che il porto. In entrambi i casi al massimo livello nella città della Lanterna: giù dal piedistallo sia il presidente della Regione (Giovanni Toti) che quello del porto (Paolo Signorini). Con una appendice: nel frattempo a sostituire Toti è arrivato Marco Bucci, però vincendo le elezioni regionali ha lasciato scoperta la poltrona di sindaco di Genova. Risultato: i cittadini genovesi dovranno tornare alle urne un’altra volta ancora, stavolta per eleggere il primo cittadino. A distanza di sette mesi dal voto per il nuovo vertice della Regione Liguria), il nuovo sindaco di Genova dovremmo conoscerlo a maggio.

Palazzo San Giorgio a Genova: è il quartier generake dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Ligure Occidentale
Nel frattempo è sul tavolo la nomina di chi dovrà stare al timone dell’istituzione portuale che per i prossimi quattro anni governerà non solo il porto di Genova ma anche quello di Savona, che ci tiene a far sapere di non voler essere considerato affatto figlio di un dio minore. Di più: a Genova in queste settimane non cambia solo il presidente del “governo del porto” e il sindaco della città, cambia anche il comandante della Capitaneria (e anche qui parliamo di uno scranno dal quale poi di prende il volo per il ruolo di numero uno di tutte le Capitanerie). L’ammiraglio ispettore capo Piero Pellizzari passa la mano, per sostituirlo si fanno i nomi dell’ammiraglio ispettore Vincenzo Leoni (da Bari) e dell’ammiraglio Antonio Ranieri (da Catania), immaginando che nel giro di una manciata di giorni arrivi anche la soluzione di questo rebus.
Dunque, per ora devono ancora andare al loro posto le tre tessere più importanti nel puzzle della città più importante della portualità italiana: e questo è un dato di fatto. Non ci fosse un clima da burrasca all’interno del governo e nel capire le conseguenze del ciclone Trump sull’Italia, potrebbe essere pronosticabile un rallentamento dei tempi. Capire chi mettere in ciascuna casella tenendo presente il tourbillon di colpi e contraccolpi che si potrebbero generare: vincesse il centrosinistra nel voto municipale, si assisterebbe a un duello continuo fra il “sindaco della città” e il “sindaco del porto”? vincesse il centrodestra, si ruzzolerebbe nella logica del “prendiamoci tutto”?
C’è, insomma, da chiedersi se la frenata del viceministro Edoardo Rixi in queste ore sia qualcosa che riguarda solo il timone della portualità di Genova-Savona o si sta ragionando degli equilibri politici in un territorio così strategico e così vicino alle attenzioni del viceministro che ha in mano le chiavi dei porti. Al tempo stesso, c’è da capire se, essendo in maggio le elezioni comunali, è possibile reggere una situazione di stallo per due mesi buoni.
Già, perché il viceministro Rixi l’ha detto con chiarezza nella sua visita a Livorno (qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima ch lo racconta): nessun ostacolo a intavolare una trattativa (anche perché appartengono al centrosinistra cinque presidenti di Regione che devono dare l’intesa sul nome da mettere alla guida di Autorità portuali). Beninteso, il coltello dalla parte del manico lo tiene Rixi, ma non parte dall’idea di far cappotto e lasciare le opposizioni fuori a strillare là dov’è pianto e stridore di denti. Come dire: magari rievocare il beneamato manuale Cencelli delle spartizioni dei bei tempi andati, si potrebbe immaginare un tavolo nazionale in cui far confluire nomi e nomine. Ma allora se ci fosse una frenata su Genova, forse a cascata il rallentamento potrebbe interessare anche le altre realtà portuali. A cominciare proprio da Livorno, la cui vicenda – in questo caso, e non solo in questo – sembra così legata a quel che accade a Genova.
Mauro Zucchelli