Portualità in lutto per la morte di Rino Canavese
Con Costa e Vado ha lanciato Savona. "Accorpati a Genova? Che errore"
SAVONA. Il mondo della portualità è in lutto per la scomparsa di Cristoforo Canavese, da tutti conosciuto come Rino. Aveva 76 anni, è stato stroncato da un infarto nella sua casa di Savona. La sua famiglia d’origine aveva le radici in mezzo alle colline cuneesi, quasi mezza montagna, ma gli era bastato percorrere una cinquantina di chilometri verso sud per trovare in riva al mare il proprio destino.
Canavese è stato l’uomo che, con una laurea di ingegnere in tasca, era entrato a lavorare nell’ente porto savonese in un passato lontano, quando ancora le Autorità portuali non erano neanche immaginate. Dopo aver guidato il settore tecnico dell’ente, della nuova istituzione di governo delle banchine diventa segretario generale nella fase iniziale (1996). Successivamente sale l’ultimo gradino e viene nominato presidente, carica che ricoprirà per otto anni a partire dal 2004. Nel secondo quadriennio era stato numero due di Assoporti, l’organizzazione di categoria che raggruppa le istituzioni portuali.
Negli anni al timone della portualità savonese è stato protagonista di una tripla svolta: da un lato, il radicamento di Costa Crociere con terminal specifico; dall’altro, la realizzazione delle nuove infrastrutture di Vado Ligure; come terzo tassello, la consapevolezza dell’importanza dell’utilizzo della ferrovia a servizio della portualità.

Rino Canavese: dell’Authority di Savona è stato segretario generale e poi presidente
Adesso era rimasto come componente nel comitato di gestione dell’Authority di sistema che raggruppa gli scali del Mar Ligure Occidentale. Ma era tornato a lavorare nel privato, come agli inizi della carriera: stavolta però nel gruppo Gavio.
Risale a pochissimi giorni fa l’ultima intervista al giornale on-line savonese Ivg.it, cone segnala anche l’autorevole “Shipping Italy”: dà voce al malcontesto di Savona nei riguardi della “capitale” della portualità made in Italy. Al cronista che gli chiedeva se, in una logica di alternanza, Savona potesse ambire a esprimere il nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei porti di Genova e Savona, Canavese aveva risposto amaramente che «mi accontenterei che il nuovo presidente sappia davvero che cosa è un porto, come funziona, e che incontri gli operatori portuali e ascolti le loro posizioni». Almeno il segretario generale? Per Canavese questo non era giusto («il segretario deve essere in assoluta sintonia con il presidente».
Alla fin fine, comunque, la lingua tornava a battere dove il dente ai savonesi duole da sempre: l’unificazione sotto Genova. L’ex presidente si diceva «sempre più convinto» che quell’aggregazione era stata un errore e aveva chiamato in causa anche il fatto che per La Spezia si era inventata una aggregazione fuori regione, in Toscana: «Volevano fermarci. Basti pensare – raccontava a Ivg.it – che per “sottomettere” Savona, ma salvare l’indipendenza di La Spezia, il governo del tempo fu costretto a unificare con Spezia anche Massa Carrara. Oggi Savona ha traffici in aumento in quasi tutti i settori, anche grazie alla piattaforma di Vado, in un metro quadrato facciamo quanto Genova fa in sei. A Genova ci sono investimenti per 3 miliardi e a Savona per cento milioni anche se noi contribuiamo per un quarto del valore dei traffici e del canone demaniale versato all’Autorità».