LIBRI RICEVUTI – Storia Militare “La sleeping beauty”
(Mensile in edicola)
(di Antonio Fulvi)
Marzo 2025
Questo mensile di circa 70 pagine, già altre volte citato, merita la recensione nella nostra rubrica per l’impegno ormai annoso – la rivista ha ben 33 anni di vita – di ricercare notizie anche di carattere marittimo poco note o addirittura sconosciute. Fondato dal prolifico autore da tempo scomparso, il comandante Erminio Bagnasco, ha oggi come direttore editoriale il figlio Stefano, anch’egli uomo di mare fin da ragazzo e appassionato cultore della storia della nostra Marina.
In questo numero, a firma di Aldo Antonicelli, viene presentato con 14 pagine ricche di fotografie, grafici e rendering, uno dei mezzi insidiosi inglesi dell’ultima guerra mondiale meno noti (e per dirla tutta, anche meno utilizzati malgrado l’impegno) realizzati dalla Royal Navy per tentare di emulare i leggendari “maiali” della Regia Marina italiana.
I successi ottenuti dai nostri “siluri a lunga corsa”, ovvero dai “maiali” che con due operatori a cavallo riuscirono anche ad affondare due corazzate inglesi nel porto di Alessandria, costrinsero la Royal Navy a tentarne l’emulazione; incitata anche da Churchill che in occasione di Alessandria era sbottato: “Possibile che nella nostra marina non ci sia nessuno capace di fare imprese simili?”.
La risposta inglese fu, come riporta l’articolo di “Storia Militare”, le sleeping beauty (letteralmente: belle addormentate), canoe sommergibili di lega leggera con un pilota infilato dentro fino alle spalle, spinte da un piccolo motore elettrico, ma anche a pagaie dal pilota quando navigavano in superficie (era prevista persino una mini-vela al terzo, da montare su un albero di 1,80 metri che se non usato veniva custodito su appositi ganci lungo la coperta). Il pilota aveva una rudimentale muta da sub con la maschera alimentata da una bombola ad ossigeno, come i nostri sui “maiali”: la canoa si avvicinava in superficie affiorando solo con la testa del pilota, poi si immergeva in vicinanza del bersaglio (solo navi ferme) applicava alle alette di rollio della vittima due o tre cariche esplosive a tempo (max peso, 4,5 kg l’una) per poi allontanarsi a distanza di sicurezza. Poteva immergersi fino al massimo di 15 metri, portata già rischiosa più che altro per il pilota, in cui ossigeno dalla bombola diventava “velenoso” oltre 10 metri.
Sul piano operativo, le sleeping beauty nacquero troppo tardi per essere usate contro italiani e tedeschi. Furono invece inviate nel Pacifico, alcuni esemplari anche in dotazione alla marina australiana, e tentarono varie operazioni, ma sempre senza risultati perché avvistate o per piccole avarie. Morale: un’idea intelligente, ben realizzata ma senza successi perché nata troppo tardi. Ma ugualmente una storia interessante per chi studia questi sistemi navali insidiosi: che hanno poi dato origine a decine di altri progetti attualmente operativi in molte marine da guerra.