L’appello alla COP 16 di Roma

Rosalba Giugni
ROMA – La Cop 16 sulla biodiversità è approdata a Roma, dopo un primo round che si è tenuto nell’autunno scorso a Cali, in Colombia. In quell’occasione, 196 Paesi non sono riusciti a trovare un accordo sulla salvaguardia degli ecosistemi naturali da cui dipende la vita di tutti. L’appuntamento romano, partito ieri martedì 25 e in corso fino a giovedi 27 febbraio nei locali della FAO, vuole rappresentare un momento cruciale per decidere quante risorse assegnare alla difesa di boschi, montagne e di quel mare che rappresenta il 90% in volume degli ecosistemi del nostro Pianeta.
Marevivo, con una sua nota, “chiede al Governo italiano di impegnarsi” perché questo secondo round non si trasformi, come il precedente, in un fallimento o in un ennesimo rinvio.
“Per proteggere la nostra ‘casa comune’ occorre uno sforzo economico da parte di tutti i Paesi che aderiscono alla Convenzione sulla Biodiversità – dichiara Rosalba Giugni, presidente Fondazione Marevivo –. La pesca industriale, gli sversamenti in mare, l’acidificazione degli oceani e il cambiamento climatico stanno distruggendo le basi della sopravvivenza delle specie marine e quindi le basi stesse della nostra sopravvivenza. Per cambiare rotta occorre investire in risorse che impediscano la sovrappesca, istituire altre aree marine protette e promuovere politiche di salvaguardia complessiva. Ma serve un maggiore “investimento” anche nella conoscenza: recenti studi stimano che solo il 10% delle specie marine sia conosciuto e studiato e proseguendo su questa strada rischiamo di perdere le basi della biodiversità ancor prima di conoscerle. E senza conoscenza non può esserci alcuna tutela”.