Nomine Authority, il vice di Salvini apre al dialogo
Nei prossimi mesi una infornata di presidenti: serve l'intesa con i governatori, occhio al rischio impasse
LIVORNO. Fosse ancora il tempo delle alchimie politiche dorotee, si potrebbe dire che sul toto-nomine alla guida delle Autorità di Sistema portuale il viceministro Edoardo Rixi, numero due di Matteo Salvini con ruolo da plenipotenziario dei porti, non chiude al dialogo con i territori, cioè in pratica con il presidente della Regione in cui ricade questa o quell’Authority: dunque, anche con il centrosinistra.
Colpa anche del fatto che questi sono tempi in cui si teorizza che in politica chi vince piglia tutto e, anzi, detto più brutalmente, guai fare prigionieri, e dunque la cauta apertura del vice di Salvini, anch’egli leghista ma di rito genovese, finisce per diventare una boccata di pragmatismo e allontanare l’incubo di un impasse sul fronte del porto. Si schiude uno spiraglio per evitare un bailamme: è una apertura al dialogo fra le parti, visto che specificatamente questo genere di nomina appartiene a quelle in cui il ministro e il governatore interessato devono trovare una qualche forma di intesa. Chissà se è un caso che questo spiraglio si sia aperto proprio nelle stesse ore in cui, grazie a una qualche forma di dialogo, è stato possibile arrivare alla elezione dei giudici costituzionali.

Il viceministro Edoardo Rixi (destra) insieme al presidente dell’Authority livornese Luciano Guerrieri durante il sopralluogo alla vasca di colmata della futura Darsena Europa
Il segnale di Rixi arriva nel corso della visita che giovedì 13 febbraio ha compiuto al porto di Livorno: prima con un sopralluogo ai lavori per il consolidamento della vasca di colmata che diventerà la Darsena Europa, poi nel faccia a faccia con gli operatori portuali labronici a Palazzo Rosciano, sede dell’istituzione che governa il porto. L’ha ripetuto due volte, casomai temesse il rischio di non esser compreso: l’una, a tu per tu con le domande dei cronisti; l’altra, rispondendo in modo diretto a una domanda di Enzo Raugei, leader dei portuali livornesi, che ha chiesto lumi sulle intenzioni del governo di fronte all’infornata di presidenti di Autorità portuali da nominare nel giro di pochi mesi. Raugei non è l’unico fra gli addetti ai lavori ad aver paura di un impasse nel governo della portualità.
IL PUZZLE DELLE NOMINE
È vero, non è chiaro se l’apertura di Rixi presupponga l’apertura di un confronto nazionale fra le parti in cui, insieme al confronto fra il ministero e le singole Regioni, il centrodestra di governo e il centrosinistra di opposizione siano chiamati a vagliare complessivamente un quadro che componga un mosaico di nomine su ciascuna delle Autorità di sistema in cui il presidente attuale arriva a scadenza. Non è chiaro ma è plausibile: anche perché, dopo aver lasciato all’Authority di Roma-Civitavecchia Pino Musolino nominandolo commissario, stanno per concludersi gli incarichi ai vertici delle Autorità di sistema portuale a Ravenna (Daniele Rossi), a Taranto (Sergio Prete) e a Napoli-Salerno (Andrea Annunziata), entro poche settimane; più avanti, verso l’estate, a Gioia Tauro (Andrea Agostinelli) e a Cagliari (Massimo Deiana). E nel mezzo, in primavera, Luciano Guerrieri, al timone dell’istituzione portuale che regge i porti di Livorno e Piombino.
C’è da tener conto che questa infornata nasce in genere agli inizi del 2017 e porta il marchio di Graziano Delrio (Pd), che da ministro prima con Renzi e poi con Gentiloni ha firmato quella riforma delle istituzioni portuali. Poi spesso tali presidenti sono stati confermati dai ministri dem o indipendenti quasi-sinistri dei governi Conte 2 e Draghi. Non solo: basta guardare al colore politico di ciascun “governatore” coinvolto per accorgersi che per almeno cinque nomine l’intesa bisogna trovarla con i vertici di una Regione in mano al centrosinistra.
DIALOGO, PERO’…
Rixi non ha fatto solo il bel gesto: palla lunga, sorrisoni e poi tanto le nomine se le fanno a Roma. A dare sostanza in grado di irrobustire politicamente la sua posizione è anche una puntuta serie di sottolineature. Come per dire: il dialogo si può fare se c’è materia per dialogare (cioè se le proposte da discutere hanno una caratura di competenza) e se dialogare non significa solo mettere i bastoni fra le ruote per tirarla in lungo e buttarla in caciara (dunque, nessuna intenzione di starsene lì a farsi prendere a sberle su giornali e nei cortei con il fuoco di sbarramento contro qualsiasi nome di parte governativa). Rixi: «Aspettare una settimana in più non è un problema, ma aspettare uno o due mesi sì». Traduzione facile: si discute ok, ma poi si tira una riga e c’è la decisione.
Mauro Zucchelli

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Livorno-Piombino pala con il viceministro Edoardo Rixi