Il nucleare anche in azienda?

Nella foto: Un sottomarino Usa classe Virginia con impianto mini-nucleare.
ROMA – C’è ormai la netta sensazione che anche l’Italia, dopo lo stop al nucleare con il famoso referendum l’indomani della sciagura di Chernobyl, stia superando quelle paure in nome dell’efficienza, della salvaguardia della salute umana e della natura, ma anche e specialmente per far fronte agli ormai proibitivi costi dell’energia per imprese e famiglie.
Nei giorni scorsi poi è emersa la proposta del mini-nucleare, che risolverebbe l’enorme costo – in tempo di costruzione ma anche in euro – dei grandi impianti. Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha annunciato testualmente che “le imprese sono disponibili a istallare direttamente nelle loro aziende mini-centrali nucleari per avere energia elettrica a basso costo”. La stessa ipotesi che il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto aveva presentato in una riunione del consiglio nazionale dell’energia, specificando anche che la tecnologia viste da tempo per centrali nucleari miniaturizzate, costruite a centinania in particolare per scopi militari sia negli USA che in Gran Bretagna, Francia e Russia, che le utilizzano come motori a bordo di grandi navi da guerra e persino sottomarini.
“Le stesse centri nucleari oggi operative sui sottomarini, che occupano lo spazio di un paio di container Tee – dicono i tecnici del comparto – possono essere sistemate entro un grande tubo blindato e istallate in una periferia urbana o in una fabbrica”. La disponibilità per il mercato civile – è stato infine ribadito – ci sarò già entro cinque anni o anche meno.
Oggi l’energia elettrica costa 147 euro/megawatt/h in Italia contro 115 in Germania, 1 in Spagna e 67 in Francia, dove il nucleare esiste da anni.