Donne a bordo, la nuova frontiera
Se ne parla ormai come una comunissima scelta professionale, quella delle donne sulle navi. Eppure c’è ancora chi, evidentemente come il nostro lettore Enrico Z. (ci chiede la riservatezza) ha parecchie perplessità in merito.
Sintetizziamo per motivi di spazio la sua nota sulla nostra posta elettronica.
Da vecchio marittimo, avendo navigato sia sulle petroliere che sui traghetti, sono piuttosto dubbioso sulla pratica sempre più diffusa delle donne negli equipaggi delle navi.
Non ne faccio una questione di “genere” (oggi si usa questo termine…) né di forza fisica. Ma dovrebbe essere evidente che la vita di bordo è forzatamente promiscua. E anche sulle navi costiere, come i traghetti per le isole italiane, passano giorni senza poter andare a casa. E allora i figli piccoli? E la gestione domestica? E l’eventuale marito che non naviga anche lui?
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Amico Enrico, credo sia necessario sforzarti per superare i tuoi stereotipi. Le donne di oggi non sono necessariamente prima di tutto mamme o mogli: hanno aspirazioni, volontà e le capacità di fare tutti i mestieri e le professioni, nessuna esclusa. Sulle navi, peraltro, io ne ho trovate anche cinquant’anni fa, girando per il mondo: e non solo come hostess o cuoche di bordo, ma con funzioni di comando, di navigazione e – su navi militari – anche di combattente.
Tutto ciò premesso, è evidente che certe scelte professionali implicano anche scelte di vita: navigare sulle petroliere o sulle portacontenitori lascia poco spazio a metter su una famiglia tradizionale. Ma lo stesso vale per i ragazzi e per gli uomini. Con una postilla: oggi le donne sono spesso più capaci, volitive e decise degli uomini. Come vuole evidenziare, insieme all’omaggio alla bellezza femminile, questa vignetta di un noto autore francese.
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