MAZARA DEL VALLO – Le ultime cronache dal mondo della pesca professionale collimano ormai con quelle dal mondo dell’ambientalismo: il tonno, la grande ricchezza delle nostre coste tirreniche, niente sempre più insidiato nel suo ingresso in Mediterraneo da Gibilterra con grandi navi-fattoria che ne fanno strage.
Sono navi ultramoderne, che con le nostre antiche e romantiche “tonnare” non hanno più niente da spartire. Dotate di radar, di sonar e addirittura di elicotteri e di droni per la ricerca allargata, sono in grado di individuare il flusso dei tonni in migrazione verso le coste italiane: quando questi bastimenti ritirano a bordo le speciali reti, delle colonne del pregiatissimo Thunnus Thynnus rimangono in mare solo poiché superstiti. E nessuno può intervenire perché questi “pirati” operano in acque internazionali dove anche le leggi sono applicabili a discrezione. Un po’ come i divieti mondiali di caccia alle balene, che però non sono osservati né dal Giappone né dalla Norvegia, sia pure con la giustificazione della ricerca scientifica.
Il tonno rosso, quello più pregiato, per legge può essere pescato solo da giugno a ottobre, con alcune limitazioni di pesco per le prede. Lungo le nostre coste tirreniche ci sono stati nel passato anche veri e propri campionati di pesca, che hanno dato prede significative, come quelle nelle foto, pescate tra le secche della Meloria e l’isola di Gorgona, ai margini della cosiddetta Fossa. Ma allora tre navi “pirata” ancora non erano arrivate.