Navicelli, che erano e dove?
Per alcuni di noi che hanno abbondantemente raddoppiato gli “anta” la domanda posta dal lettore Francesco Calì (sul web ma non specifica dove vive) sembra assurda. Eppure per i giovani, come dev’essere il lettore, si può capire.
Qualche tempo fa, in visita ai miei zii a Pisa, ho visto e anche brevemente navigato il Canale detto dei Navicelli. Però non mi hanno spiegato bene che tipi di imbarcazioni questi navicelli fossero. E su internet si dice solo che erano piccoli scafi da trasporto merci…
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Da livornesi potremmo scherzare, sottolineando che i pisani sanno poco dei navicelli perché erano barconi eminentemente labronici. Oggi un unico navicello superstite, salvato dall’allora presidente dell’AMM Franco Cecchetti che lo fece restaurare, è nel piccolo Museo Navale nel porto di Livorno. Un’idea la può avere anche da questa antica cartolina, che fa parte dell’archivio fotografico Novi di Livorno, dove si vedono tanti navicelli in Darsena Vecchia, vicino alla Fortezza, in attesa di carico.
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I navicelli erano, ancora dai tempi della vela, barconi in legno pesante da 20 a 30 metri di lunghezza, fondo piatto e poca pontatura, che venivano trainati dalle andane (le sponde) del canale omonimo per trasportare merci alla rinfusa da Pisa (dove arrivavano su carri a cavallo da tutta la regione) al porto di Livorno per esservi imbarcate. Oggi si parlerebbe di un primitivo sistema di “feeder” che ha funzionato più o meno egregiamente fino alla Seconda Guerra Mondiale. Qualche volta montavano anche una primitiva vela se il vento veniva a poppa, per alleviare la fatica del traino. Potevano contenere circa la metà di quanto oggi si carica su un moderno container da 20’. Non male.
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