L’Inferno e le sue descrizioni
L’avvicinarsi delle festività di Natale e di Capodanno sono, per molti, l’occasione di approfondire anche alcuni aspetti spirituali: comprese letture e richiami religiosi. Dalla lettrice Paola Rosmini di Roma ci arriva sul web un breve richiamo a riflettere sulle iconografie conosciute di Paradiso e Inferno. Il che ci spinge a fare a nostra volta una ricerca sul web, con il risultato che sintetizziamo nell’immagine qui sotto. Ecco la nota della signora (o signorina) Paola.
Dai ricordi danteschi, le illustrazioni di Doré che arricchivano una vecchia edizione di lusso della Divina Commedia, emergeva una visione dell’Inferno molto cupa e di inaudita sofferenza: mi è rimasta impressa l’immagine del sommo poeta e della sua guida Virgilio su una roccia costellata di esseri informi e ghignanti mentre chiamava le anime avvinte di Paolo e Francesca, vaganti nel girone dei lussuriosi. Però ricordo anche un altrettanto celebre quando, del pittore spagnolo (credo) Falero, che mostra invece un Inferno quasi orgiastico, con i diavoli lanciati a perseguitare ma anche a farsi cavalcare da anime ignude di donne e uomini. Mi chiedo, forse ingenuamente, a quale Infermo dobbiamo credere…
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Cara signora (o signorina) l’Inferno, come il Paradiso, fanno parte dell’iconografia delle religioni e non solo di quella cattolica: l’Islam per esempio concepisce un inferno molto carnale, con le Urì, ovvero splendide vergini che accolgono le anime dei mussulmani morti in grazia di Allah Hakbar. Per i cattolici l’inferno è un luogo di sofferenza e punizione, così ciascuno può immaginarselo come più gli fa paura. In quanto al pittore Luis Ricardo Falero, il quadro che lei cita sembra più un Sabba demoniaco che non l’inferno. Ma fa parte dei capolavori dell’arte dove ogni licenza è lecita.
(A.F.)
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