Mediterraneo, è sempre “Mare Nostrum”

Nella foto: Un momento del convegno.
ROMA – Celebrando i suoi 75 anni dalla fondazione, la Federazione degli Agenti Marittimi incrina i luoghi comuni sul commercio mondiale e delinea uno scenario globale complesso ma “carico” di opportunità senza precedenti. Obiettivo: cercare di capire prima di altri cosa accadrà negli equilibri geopolitici che presiedono allo sviluppo del commercio internazionale via mare e quali impatti i nuovi scenari avranno. E lo ha fatto il presidente Alessandro Santi che, come avevamo preannunciato, ha passato il testimone al suo successore, Paolo Pessina, chiamando idealmente “al capezzale” di un mondo in continua evoluzione alcuni fra i maggiori esperti, accademici e osservatori anche sul campo dei conflitti mondiali nonché giovani dottori e dottorandi dell’Università La Sapienza.
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Un melting pot di opinioni sul futuro del Medio Oriente, sulle imminenti elezioni americane, sull’effettiva forza d’urto della macchina politica ed economica cinese, sui paesi proxy dell’Iran, ha caratterizzato un’assemblea che è sfociata in alcune considerazioni trainanti per il settore specifico dei traffici marittimi (90% del commercio mondiale). Eccoli: contestazione del concetto di scontata emarginazione del Mediterraneo a causa del parziale blocco del Mar Rosso e del Canale di Suez, con contemporaneo appello all’Unione Europea a svolgere il suo ruolo anche di contrapposizione nei confronti di chi (nel caso specifico gli Houthi) punta al blocco di una delle più importanti direttrici del traffico marittimo mondiale; prudenza nelle valutazioni catastrofali relative all’affermazione massiccia dell’economia cinese e quindi dell’area dell’indo pacifico, in un quadro che purtroppo sarà ancora caratterizzato da conflitti e tensioni; altrettanta prudenza sulla green economy (per come impostata da Bruxelles) che – secondo il parere concorde di tutti – sta scricchiolando e dimostrando limiti determinati da un approccio ideologico prevalente su quello economico; necessità per l’Italia di far valere sul mercato e sul Mare Nostrum il suo ruolo storico ma specialmente la sua capacità di dialogo con i paesi dell’Africa e del Medio Oriente, accelerando sul fronte del Piano Mattei e rivendicando quel ruolo guida in un’Europa del Mediterraneo che è determinato dal suo interesse nazionale prevalente.
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Un’assemblea anomala in sostanza, quella di Federagenti, che ha sgretolato convinzioni e strategie: smantellando tutta l’industria europea – è stato ribadito – si otterrebbe un effetto pari a zero nelle emissioni nocive, mentre la UE persevera in una politica green che non tiene in alcun conto del rapporto costi-benefici. Con l’Unione Europea sul banco degli imputati anche per l’incapacità di proteggere i suoi traffici, Federagenti ha lanciato un segnale preciso: il cambiamento negli assetti geopolitici e le guerre in corso, forniscono già oggi opportunità e opzioni sul futuro per chi geograficamente e culturalmente sarà in grado di coglierle e il Mediterraneo (con un interesse americano che non potrà essere distolto dal petrolio e dal gas del Medio Oriente) resterà centrale nella definizione delle strategie e degli equilibri strategici e commerciali del mondo. “L’Italia – ha concluso il presidente Santi – è chiamata oggi a fare la sua parte rapidamente prima di tutto rendendo efficienti le sue infrastrutture, la loro governance e incrementando in modo intelligente e selettivo gli investimenti”. “La centralità di un Mediterraneo diverso – ha concluso – pone l’Italia, per la prima volta negli ultimi 80 anni, in una posizione unica di vantaggio anche nel confronto dei partner europei”.