La battaglia contro il greenwashing

Nella vignetta: Un amaro e sarcastico commento dell’uomo della strada.
BRUXELLES – La battaglia adesso si è spostata, in ambito della UE, sui diktat varati dalla precedente amministrazione europea per rendere più green i paesi dell’unione: diktat che per molte delle forze politiche oggi risultate più gradite agli elettori sono troppo spesso impossibili da applicare senza sgravi insostenibili per i cittadini: quando non sono addirittura scelte di facciata, ovvero greenwashing.
Il dibattito in corso, rimbalzato sulla stampa italiana e sui talk-show alle TV, riguarda in particolare le nuove leggi sulle “case green”, che costerebbero ad ogni famiglia tra i 50 e i 100 mila euro, peraltro con risultati dubbi. Anche nel campo dei trasporti, sia terresti che navali, c’è parecchia confusione e ogni grande gruppo armatoriale sembra andare per conto proprio: c’è chi sta ordinando navi dual-fuel con il GNL (Msc), c’è chi annuncia il ricorso all’ammoniaca, chi si spinge a ipotizzare navi elettriche.
In questa varietà di in dirizzi (che qualcuno chiama confusione) è calata la normativa del “cold ironing” nei porti, dio’ della fornitura di energia elettrica direttamente da banchina alle navi, per consentire loro di spendere anche i generatori una volta in porto.
Gli scettici – e sono molti – ricordano l’esperienza del primo impianto in Italia, quello realizzato sulla calata Sgarallino del porto di Livorno: mai utilizzato, è andato lentamente morendo ed oggi è considerato un rudere da demolire perchè con tecnologia non aggiornata e potenza insufficiente. Eppure era stato realizzato sulla base di leggi europee…