Sbarco auto: il pasticcio targhe prova
ROMA – “Per una scarsa conoscenza delle dinamiche operative nei porti l’operatività dell’automotive da oggi rischia di essere gravemente pregiudicata”.
Questo è il segnale che le associazioni dei terminalisti e delle imprese portuali ma anche quelle dell’autotrasporto come ANITA e FIAP hanno già più volte, nell’ultimo periodo, lanciato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: i veicoli nuovi che vengono sbarcati e imbarcati nei porti da e per le navi sono, a tutti gli effetti, “merce” che deve poter essere movimentata come tale, al netto dei meccanismi delle targhe prova che hanno una ratio completamente diversa. E così invece stanno da tempo nascendo complicazioni e impicci burocratici.
“Evidente quindi che il nostro settore debba essere regolamentato con modalità a sé stante rispetto a quelle utilizzate dagli autosaloni. Siamo certi – continua ANITA – che questa differenza possa essere colta, da chiunque!” .
Non solo quindi i nuovi parametri di disponibilità di targhe prova rischiano di togliere dal mercato le imprese portuali e le imprese autorizzate a questo tipo di operazioni: è tutto il settore che garantisce l’import-export del mercato automotive nei porti a dover essere esentato da questi vincoli.
“Avevamo appena ottenuto, grazie anche all’interlocuzione con Uniport, un ottimo risultato emendativo il DLGS 184/23, con l’affermazione del principio che l’obbligo di assicurazione per RC non è riferito a quei mezzi operanti in aree, quali i terminal portuali in quanto zone ad accesso limitato: adesso siamo punto a capo con le targhe prova”.