“Luna Rossa” e i suoi segreti

Nella foto: Un’altra immagine di Luna Rossa al varo.
CAGLIARI – La prima impressione, già riferita nel numero precedente, è che l’AC75 “Luna Rossa”, come peraltro anche gli altri sfidanti alla prossima Coppa America di Barcellona, non siano più barche, ma semmai aerei per volare a pelo d’acqua.
Ma si sbaglierebbe – ci ha fatto Max Sirena, il capo del team – a credere che anche lo scafo non sia stato studiato: con i migliori tecnici aeronautici, ma anche grazie all’IA, gli algoritmi sui venti che si presume possano soffiare durante le regate della Coppa, e a cento altre diavolerie. Una regola sta sovrastando tutte le altre: l’aerodinamica al posto della fluidodinamica a delle barche precedenti. Lo si vede da tanti dettagli che non sfuggono n nemmeno ai meno attenti: coperta completamente flussi-deck, ovvero senza sporgenze, albero tutt’uno con la vela, strallo di prua molto arretrato con bompresso sottile e praticamente amente irraggiungibile dall’equipaggio: in quanto all’equipaggio, oltre al timoniere che è incassato in un vero e proprio “buco” in coperta, gli altri uomini non si vedono, anch’essi infossati dentro lo scafo. Tra questi, gli “schiavi” del pedale: ovvero i più muscolosi che nelle stive che pedalano a più non posso per fornire energia elettrica a agli innumerevoli computer di bordo, ai quali sono devolute tutte le scelte di navigazione.
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Anche gli altri AC75 sono stati varati come da regolamento, e anche loro sono aerei o quasi: particolare attenzione è stata rivolta ai folio del defender, la barca della Nuova Zelanda: mai visti così estesi e così rivolti all’interno, sotto lo scafo invece che all’esterno.
Scelta estrema: o la va o la spacca…
(A.F.)
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