L’Europa dell’autolesionismo economico
È un tema che richiederebbe analisi ben più profonde della nostra. Ma ai lettori che ci scrivono, come Carlo Impruneta da Firenze, dobbiamo comunque una risposta. Ecco la sua mail:
Faccio a meno, ormai, di tutte le notizie contraddittorie sui giudizi sempre più spesso negativi in merito alle politiche economico-verdiste dell’Unione Europea. Ultimamente però non riesco a capire questo passaggio: l’industria automobilistica europea si sta davvero scavando la fossa sotto i piedi aprendo non solo all’esportazione e cinese, largamente sovvenzionata dal loro Stato, ma anche a fabbriche-cacciavite che i cinesi sono autorizzati ad aprire sia in Ungheria che nella stessa nostra povera Italia?
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Quesito fondamentale, ma su una realtà che ormai, sulla base della globalizzazione, non conosce più confini. Le soluzioni protezionistiche, come quella che starebbe adottando gli Usa con forti imposte all’import dalla Cina, servono a poco perché comportano contro-imposte della Cina, che è pur uno dei primi mercati del mondo.
L’Unione Europea si taglia il terreno sono i piedi, come nell’immagine? La globalizzazione ha le sue leggi, secondo le quali le barriere fiscali sarebbero solo tigri di carta. L’unica soluzione reale sarebbe – ma oggi è utopia – che il costo del lavoro qualificato fosse pari in tutti i paesi produttori. Ma per farlo, i regimi fiscali andrebbero calibrati: cosa che non si riesce a fare nemmeno nella nostra ormai piccola Europa…
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